Ligàza (e gulpé). Quando non esistevano le belle sporte di rete, nailon o di altre materie sintetiche – spiega Gianni Quondamatteo nel suo Dizionario Romagnolo Ragionato – un ampio fazzolettone dalle cocche annodate serviva per trasportare piccoli pesi o volumi. Ergo, la ligàza, o legaccia, può essere definita e’ fazulèt d’la spésa (il fazzoletto della spesa).
Tò sò cla ligàza, ch’a t’ho mès un pò ad ròba da magnè (porta con te quel fagotto, che ti ho messo un po’ di roba da mangiare).
Va a purtè la ligàza dla clazioun (va’ a portare il fagotto della colazione). Ai contadini che lavoravano nel campo.
T’è port a chèsa una gran bròta ligàza (hai fatto una pessima spesa); o una ligàza gonfia (una spesa buona, abbondante).
Fè ligàza (far fagotto); s’uns va d’acòrd, u s’fa ligàza e u s’va via! (Se non si va d’accordo, si fa fagotto e si va via!). Atenti, burdél, si na u s’fa ligàza! (Attenti, ragazzi, sennò uscite di casa!). L’ha fat ligàza (se n’è andato).
T’è na ligàza ad miséria! (ne hai, di miseria!).
In clima di revival delle antiche tradizioni, negli ultimi anni sempre più spesso, in Romagna, vengono organizzate feste che richiamano l’uso della legaccia, del fagotto con la colazione per i braccianti.
Manifesti colorati occhieggiano lungo le strade o nelle sedi di associazioni: “siete tutti invitati al Veglione della legaccia!”, “iscrizioni aperte per la cena d’la ligàza, ad ingresso gratuito”.
Si mangia gratis? Ma come può essere?
Semplice: se una festa è definita dla ligàza, in Romagna significa che ognuno dovrà portare le cibarie da casa.
E qui entra in gioco il vero animo del romagnolo: buongustaio, mangione, generoso, ospitale… ma anche un po’ esibizionista. Della serie “le lasagne di mia moglie sono le migliori del mondo” oppure “assaggia il mio vino, che fa resuscitare i morti!”
Quindi alle cene dla ligàza si condivide, si scambia, si pizzica di qua e di là e… ci si abbuffa a crepapelle.
E, particolare non secondario, si conosce gente che ha voglia di stare con altra gente in allegria. Vi pare poco?
Tutto quanto sopra premesso, si direbbe in lingua burocratese, per spiegare la notizia apparsa nella home page del Comune di Rimini.
Eccola:
Cena della solidarietà.
Venerdì 23 gennaio ore 20 al Centro Giovani Rimini5, Via Montiano 14 – Santa Giustina
Con il cibo che avremo portato, musica con Marcela Hizard e Carlo Viviani, scherzi e patacate (che ci riescono bene!).
Alla fine della cena grande raccolta della solidarietà con ricchi premi: il ricavato sarà devoluto a Lorena, per aiutarla a riacquistare la giostra che le è stata bruciata.
La Banca del Tempo fornirà l’apparecchiatura dei tavoli, la pasta e fagioli e piadina per tutti.
Regolamento di accesso alla cena della Legaccia:
le persone che parteciperanno all’iniziativa obbligatoriamente porteranno il loro cibo e lo depositeranno sui tavoli, posti all’ingresso.
Il cibo verrà ridistribuito e condiviso fra tutti i partecipanti: legaccia, per noi vuole dire condivisione, conoscenza e Amicizia!
Le persone che non vorranno osservare queste regole non sono gradite (postilla aggiunta dopo che i “soliti furbi” portavano legacce clandestine da papparsi nello stretto giro di amici intimi – nota di Cristella).
L’iniziativa è aperta a tutti. Si chiede gentilmente di confermare la presenza e il numero dei partecipanti telefonando al numero 0541 681108.
Quindi, basta telefonare per aderire e… preparare qualcosa da mettere nel fagotto.
Cristella sa già che Maria intrigherà gli altri con specialità salernitane, Sciomien porterà gli spaghetti di riso, la moglie di Lillo i veri cannoli siciliani, Amanda il sugo de pinas della Colombia, Silvana una super ciambella casalinga…
Cristella non sa ancora cosa preparerà… Male che vada, si fermerà in piadineria a comprare cassoni alle erbe e piade farcite da dividere con gli altri.
As avdém?
Brava Cri! Hai seguito il mio consiglio ;)! Bello il post! Quanti modi di dire sulla ligàza! Mi sa che il Quondamatteo non deve mancare nel ripiano romagnolo della nostra libreria!
Ma… quanti saremo a questa ligàza? Mmm… dobbiamo capire cosa preparare!!! Speriamo di riuscire a fare qualche specialità, di venerdì sarà un po’ difficile… ma ci proveremo! 😉
Danda, non è che ognuno deve portare per TUTTI gli altri (anche perché potremmo essere sulle cento persone…). Basta portare qualcosa. Se voi due, ad esempio,portate due pizze, le tagliamo e ne assaggiano un pezzo una decina di persone, le quali assaggeranno anche un pezzo delle mie due piadine, una fetta dell’arrosto dell’altra signora e così via di seguito,fino ad esaurimento (delle cibarie e…dei commensali)… Il bello, per me,è riuscire a mangiare di tutto un po’ evitando proprio quello che hai portato tu!
ricordo che, anche mio nonno, usava il fazzolettone, a quadri, per portare la spesa