Attenzione: stanno arrivando i tre giorni più freddi di tutto l’anno: i dé d’la mérla.
Il 29, il 30 e il 31 di gennaio secondo una tradizione popolare diffusa in tutt’Italia sono infatti comunemente detti “i giorni della merla”.
Ma perché?
Per alcuni queste giornate vengono chiamate così perché l’aria è talmente fredda che i poveri merli cadrebbero stecchiti. Per altri, invece, il motivo è esattamente il contrario: le giornate sono sensibilmente più lunghe e i merli sono invitati ad uscire dai loro ripari invernali “quasi a presagire l’imminenza della primavera”.
Ne scrive anche l’enciclopedia Wikipedia: “Il nome deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1° febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.
Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino, e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì, salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità. Anche in questa versione possiamo trovarne un po’. Infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente col passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31.
Per quanto la leggenda parli di una merla, nella realtà questi uccelli presentano un forte dimorfismo sessuale nella livrea, che è bruna – becco incluso – nelle femmine, mentre è nera brillante – con becco giallo-arancione – nel maschio.”
Insomma, ovunque voi siate, preparate guanti e piumini: pr’i dé d’la mérla e fa pròpri frèd!
Cara Cristella, pensa a me in questi giorni!
A casa qui fa un frèd! Vorrei tanto risparmiare un po’ di gas… che fare?
Vorrà dire che m’infagotterò come un ‘baldoun’! 😀
P.s: il nostro incontro ha meritato una citazione sul mio blog 😉
vengo subito a leggere, Danda… attenta ai raffreddori!
Qui, merli a go-go!
princy, i castelli delle principesse hanno le merlature… (ho fatto la battuta 🙂 ) agh!!!