L’Italia è una repubblica fondata sulle badanti. Anche la Romagna lo è.
Se molte donne romagnole possono permettersi il lusso di non lasciare il lavoro fuori casa per accudire un familiare anziano o ammalato 24 ore su 24 – cosa che accadeva di norma, almeno fino a qualche tempo fa – questo lo si deve ad altre donne.
Ucraine, rumene, moldave, albanesi, filippine, sudamericane… Giovani, di mezz’età o in là con gli anni. Belle e piene di dignità. Quasi tutte con titoli di studio medio/alti.
Le vediamo nei parchi spingere le carrozzine dei “loro” nonni. Le incontriamo al supermercato per spese limitate allo stretto indispensabile. Sulle panchine a scaldarsi l’un l’altra nella mezza giornata di libertà.
Mentre cercano un nuovo lavoro (e una nuova casa) perché “nonno morto”…
La ruota produttiva continua a girare, a Rimini come altrove, grazie anche a queste straordinarie donne che lasciano i figli in patria affidati alle nonne (altre donne!), mentre i mariti sono assenti, se non “a carico” loro stessi.
Le riconosci dai capelli cotonati o da quell’incedere incerto e rigido in bicicletta. Non le conosci di persona, non le saluti nemmeno. Le guardi di sfuggita, quasi indifferente. “Tanto – pensi – vanno per la loro strada…”.
Poi, da un giorno all’altro, senza averlo previsto, vengono da te.
Anche a casa tua succede qualcosa che ti fa benedire il giorno in cui una giovane signora di nome Ljuba ha deciso di lasciare la sua città ucraina per venire in Romagna a cercare un lavoro. Bionda, dolce e fidata, in due mesi appena riesce a farsi amare come figlia e sorella.
Per i familiari una parentesi troppo breve… Poco tempo anche per lei, di nuovo disoccupata per “cause di forza maggiore”.
Con la valigia in mano, a cercare un altro nonno da accudire.
Grazie Ljuba. Grazie, donne straniere, come faremmo senza di voi?
Care, dolci badanti, angeli del focolare: eh sì, del focolare, appunto….. la vita te la riducono in cenere!!!
Anch’io, madre di due bambini piccoli e distante Km. dall’abitazione di mia madre, mi sono rivolta con fiducia ad una donna ucraina.
Da perfetta idiota anch’io l’ho amata come una sorella, le ho assegnato la stanza più grande nella casa della mia mamma, le ho procurato il permesso di soggiorno, pagato i contributi, le ferie, le tredicesime mensilità.
Ad ogni festa di famiglia partecipava come una gradita ospite, ha ricevuto più e più volte anticipi sullo stipendio per mandare i soldi a casa, ha persino fatto venire in Italia il figlio, al quale è stato offerto vitto ed alloggio gratuito.
E poi una prima avvisaglia della sue vera natura.
La mia mamma si è aggravata, ed è stato deciso – d’accordo con lei – di procedere al ricovero in casa protetta.
Il giorno del ricovero, contravvenendo agli accordi presi con me e con i sanitari (che ritenevano tranquillizzante la sua presenza per la mia mamma mentre, al contrario, io ero stata invitata ad uscire immediatamente per non farmi vedere da mia madre, ostancolando le operazioni di ricovero)ha abbandonato mia madre urlante e nuda e si è fatta portare a casa in taxi.
Dopo questo si è rifiutata di lasciar libera la casa, costringendo la mia famiglia a pagare due mesi di affitto completamente inutili, salvo poi estorcere 500 euro a mio marito per andarsene, quando lei ha deciso che fosse arrivato il momento.
Avrei potuto far intervenire le forze dell’ordine ma, come ho detto in premessa, le volevo davvero bene ed ero dispiaciuta che dovesse trovarsi un nuovo lavoro.
La vera botta è arrivata esattamente il giorno in cui ricorreva il primo anno dalla morte di mia madre (e circa due anni dalle sue dimissioni volontarie)
Una lettera di un avvocato che mi informa che, in qualità di erede, devo corrispondere alla “signora” circa 23.000 euro per tridicesine non pagate, ferie non godute (in due anni si è assentata per 4 mesi e mezzo per tornare a casa!!! e basterebbe che quel delinquente par suo che mi ha citata in giudizio desse un’occhiata al passaporto….) festività lavorate (ma quando mai?? a meno che, per lavoro, non si possa intendere quello delle mascelle, nel masticare i manicaretti che preparavo a casa mia, dove lei era sempre invitata per le feste, e mia madre accudita da me o dalle altre donne di famiglia)
Donne straniere…. come faremmo senza di voi? già…
Cavoli, Enrica, che batosta! Mi dispiace molto… Ne ho sentito altre, di storie come questa. Una medaglia con due facce (tre, quattro, cinque…).