L’attesa
(dalla raccolta “Il Polverone”)
Era così innamorato che si chiuse in casa
e sedette vicino alla porta
per poterla abbracciare subito
appena avesse suonato per dirgli che lo riamava.
Ma lei non suonò e lui diventò vecchio.
Un giorno qualcuno bussò leggermente alla porta
e lui ebbe paura
e fuggì a nascondersi dietro l’armadio.
L’attesa è opera di Tonino Guerra, il noto poeta e sceneggiatore romagnolo.
“Più che Amarcord il film di Fellini dovrebbe chiamarsi Asarcurdém (Noi ci ricordiamo)”, disse all’uscita del film Pier Paolo Pasolini.
In quella sceneggiatura Tonino ha infatti trasferito pezzi interi della sua memoria di bambino e di ragazzo.
Qualche esempio?
La poesia sul babbo che “fava i madeun” (faceva i mattoni) come il nonno; l’approccio fallito tra Titta e la tabaccaia, che assomiglia ad un episodio del suo romanzo “Dopo i leoni“, del 1956; la scena dello zio matto impersonato da Ciccio Ingrassia che grida “a voi ‘na dòna!” (voglio una donna!) dalla cima di un albero da cui non vuole scendere, già vista nella poesia “E’ gat sòura e’ barcòcal” (Il gatto sopra l’albicocco).
Direi che anche la gita al mare della famiglia col calesse è di Guerra.
Il tragitto? Da Santarcangelo alla spiaggia tutta dune di Torre Pedrera: un tiro di schioppo da casa mia.
Tatarcord, Tonino, ad c’la volta?
Cristina meglio tardi che mai, grazie ad una persona squisita che ben conosciamo, finalmente comincio a navigare anch’io, e sei la prima persona che contatto, vuoi essere una mia compagna di viaggio e di “sventure?”
Spero di sentirti presto, ne racconteremo delle belle. Ciao
Benvenuta Atalia! Sei dei nostri (anzi, delle nostre… ). Mi presti il tuo esperto di computer?