Durante la settimana, come ogni donna impegnata col lavoro anche fuori casa, si corre e si galoppa agli ordini di quel perfido padrone che si chiama orologio.
Poi arriva il sabato, quando finalmente i ritmi possono rallentare…
Un’oretta in più a poltrire nel letto, tanto per cominciare. Poi, possibilmente in sella alla bici, a Viserba per un giro di spese tranquillo, senza fretta. Prima tappa: il giornale, per Cristella più indispensabile del pane (che è comunque la seconda tappa). Poi una sosta all’elegante bar in piazza, dove Carlo e sua moglie ti viziano, anche loro con ritmo tranquillo, con un ottimo caffé e qualche pasticcino.
Ultima tappa, il mercatino di pesce e verdura.
Niente vaschette e sacchi pre-confezionati e pesature autogestite da supermercato.
Qui c’è il contatto fra le persone. Qui si socializza.
Il fruttivendolo sempre sorridente, la giovane moglie che lo affianca con la stessa cortesia, la mamma che dispensa consigli dall’alto della sua esperienza, il babbo seduto in disparte che controlla tutti senza darlo a vedere, le aiutanti che suggeriscono qualche nuova ricetta…
Insomma, questa sosta del sabato mattino per Cristella è come un’oasi rinfrescante.
Fra un chilo di mele e qualche zucchina, con Andrea si parla di favole (anche perché uno dei suoi figli ha ascoltato Cristella raccontarle a scuola), di dialetto e, ultimamente, anche di questo blog. E una volta gli ho suggerito di lasciarmi un piccolo commento.
Mai e poi mai, però, avrei immaginato che per lui “commento” significasse quello che mi sono trovata, due sere fa, nelle pagine del “Dizionario romagnolo”. La sua è una poesia. E, che poesia! Merita un post.
Si raccomanda, Andrea, di non criticarlo per la sua sintassi imperfetta. Beh, forse ci sarebbe solo qualche accento da sistemare. Ma come ho già avuto modo di dire, il dialetto è una lingua orale e sulla versione scritta non si può imporre regole.
Ecco la sua poesia. Ho solo aggiunto la traduzione, spezzandola di tanto in tanto. Geniale “Aviva screc un och me sorg”, traduzione di “avevo cliccato sul mouse”, frase che in italiano fino a vent’anni fa non aveva alcun senso.
Ah, questa foto l’ho scattata col telefonino. Quando? Sabato mattina, naturalmente!
Le permes a pos intrè
però an vria disturbè.
Ho santi’ che ma ste’ sit
us po’ zcor senza invit!
per parlè duna cosa bela
propria propria sl’a Cristela.
E’ permesso posso entrare, però non vorrei disturbare. Ho sentito che in questo sito si può parlare senza invito! Per parlare d’una cosa bella, proprio proprio con Cristella.
Aviva screc un och me sorg
per cminzè a navighe’
po tam si-nnu in menta
e a so-nnu per salutè.
Avevo strizzato l’occhio al topo (cliccato sul mouse) per cominciare a navigare, poi mi sei venuta in mente e son venuto per salutare.
Però nu taca sobti a critichè
e mi dialet clè un po’ ise’.
Perchè se tai guerd da foin
uinè d’invroch cume chi fa’ ades per fe e voin!
Enzi a sfrot sobti l’ocasioun
per ciapè una pusizioun
perche saria propria un delet
fe’ spari’ e nost dialet.
Però non attaccare subito a criticare il mio dialetto che è un po’ così. Perché se ci guardi proprio di fino, ce ne sono di pasticci, come fanno adesso per fare il vino! Anzi sfrutto subito l’occasione per prendere una posizione, perché sarebbe proprio un delitto far sparire il nostro dialetto.
Cara Cristela le propria per quest che at vria ringraziè
perche tas de modi da ricurdè.
Ricurdè al nosti radisi
cal per quasi da tot derisi;
e va po ben sl’integrazioun
ma ad afat buliroun!
Cara Cristella è proprio per questo che correi ringraziarti, perché ci permetti di ricordare. Ricordare le nostre radici che sembrano quasi da tutti derise; vada ben l’integrazione ma però che confusione!
Chi ariva pourta una lengua nova che la è da imparè
e dai oz e dai d’maen la nosta ad lengua
lan si sint pio’ parle’.
Me an so un razesta ad natura
ma nu santi’ piò e dialet lam per dura.
Chi arriva porta una lingua nuova che è da imparare e dai oggi, dai domani la nostra lingua non si può più parlare. Io non sono un razzista di natura, ma non sentir più il dialetto mi sembra dura.
Aloura Cristela nu t-abat
continua po a cumbat
e se la quiscioun la sfa’ dura
vin po’ da me cat-tir sò
sun po’ ad frotta e verdura!!!
Allora Cristella non t’abbattere, continua pure a combattere e se la questione si fa dura vieni pure da me che ti tiro su con un po’ di frutta e di verdura!
Il tuo Fruttarolo
Complimenti ad Andrea! E’ bella e condivisibile! ;-)***
Princy! Grazie da parte di Andrea. Approfitto per invitare i miei lettori a conoscerti, magari attraverso il servizio di Rai3 che hai linkato sul tuo “La Principessa sul Pisello”. L’ho appena fatto vedere a mio marito, che ti saluta pure lui.
VISERBA di Notte
Una brezza gelida si alza nella penombra
e le onde rinsaccano sempre più piano sulla secca.
I passeri come ogni sera
si ritrovano sulle stesse piante
e invocano un’altra dolce notte.
Eccola, arriva col suo manto stellato
e scaccia gli ultimi raggi di luce.
Il mare ormai calmo, riflette una luna stupenda che,
piena della sua saggezza veglia sul sonno del mondo.
Un silenzio eterno è supremo padrone.
Solo il rumore dei remi di un pescatore
che si infilano nell’acqua con armonioso ritmo
interrompe l’atmosfera creatasi.
Un branco di pesce azzurro
lascia una scia luminosa che va e viene.
Un lungo suono preannuncia che stà scendendo la foschia.
Il vecchio però non ha paura conosce bene l’amico mare
e mentre il suono continua intermittente
egli sfuma come un fantasma fra la nebbia sempre più fitta
lasciando dietro se una lieve onda
che si perde rapidamente.
Andrea Neri
oltre che bella è scritta da un giovane che di questi tempi per il dialetto pare un’eccezione, io con i miei genitori e i nonni ho sempre parlato in genovese, la nostra versione del genovese naturalmente, e trovo fantastico poter comunicare con questa lingua con i miei cugini della california che l’italiano non lo parlano affatto ma il genovese, quello dei miei nonni, non il nostro ormai troppo “imbastardito” con l’italiano
Andrea: complimenti anche per la poesia su Viserba.
Quante sorprese! Salutami tutti, ci vediamo… sabato mattina. Quasi quasi faccio l’ordinazione on-line. No, no, così finirebbe il bello della socializzazione, che ho tanto decantato nel mio post. At salut!
Luca: mi immagino la scena, tu che al telefono parli in dialetto originale coi cugini oltreoceano. Bellissimo! Se tornassero in Liguria in visita, chissà quante situazioni curiose!
Ciao Cristina, sono cittadino viserbese da poco tempo ma ho già avuto modo di accorgermi della cortesia e dell’affabilità di Andrea e famiglia…
scoprire anche questa sua vena poetica è stata davvero
una piacevole sorpresa! Stefano
vengono tutti gli anni dovresti vederlo ordinare in toscana al ristorante parlando in genovese antico:)
Quando hai le mani in pasta
Quando hai le mani in pasta
è fatica dire basta
perché sai quella poltrona
è una droga non perdona.
I nostri capi di partito
ci hanno fatto un altro invito
e se poi li vai a votare
non ti devi preoccupare!
Vedi quello che distratto
s’è mangiato anche il contratto!
E di qua, son senza colpe?
A me sembran gatto e volpe!
Se hai dei soldi da investire
loro maghi fan sparire!
Gioca in borsa stai tranquillo…
…che piano piano te li spillo.
Ma se non hai questo problema
allora si che è un problema!
Come fanno poveretti
a tirar fuori i calzetti!
Arrivare a fine mese
con il conto delle spese!
E così ma che disdetta
sono dietro a far colletta
perché sai caro elettore
non gli basta il tuo amore
e se il portafoglio langue
non preoccuparti chiederanno il sangue!
Andrea Neri
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