“Io, qualora dovessi decidere di staccare la spina, voglio essere libera di farlo senza che la mia decisione sia sindacata da cantanti, giornalisti e chicchessia», così scrive Marina e così pensa Regina Cristella (che ha già avvisato il Re Consorte e a tal proposito vorrebbe firmare un testamento biologico o qualcosa del genere…).
La Stampa di ieri ha pubblicato con grande evidenza la lettera di una nostra cara amica. Sì, Marina Garaventa, che firma la “lettera di una donna 48enne costretta a letto dalla malattia”, è la nostra Principessa sul Pisello, linkata in questo blog da molto tempo e mia commentatrice affezionata. Di lei ho giù scritto qui e qui.
Leggo su La Stampa di oggi che nelle poche ore passate dall’uscita del giornale Princy è stata assalita dai media e da migliaia di lettori che le vogliono esprimere stima e simpatia.
Principessa, so che non c’è bisogno di ripeterlo, ma lo faccio lo stesso: dal blog di Cristella, Rimini, Romagna, ti giunga ancora una volta un enorme TVB che scavalca le montagne per arrivare di là, in Liguria, a cavallo del vento e della sua energia vitale.
Ecco la lettera di Marina pubblicata il 18 lugliio 2008 su La Stampa. Vale la pena leggerla…
Consiglio anche di guardare il video a cui si riferisce la principessa nelle ultime righe della sua missiva. Buona lettura e buona visione a tutti.
Caro Direttore,
sono Marina Garaventa, ho 48 anni e sono, più o meno, nella stessa situazione in cui era Piergiorgio Welby: come lui, ho il cervello che funziona benissimo, diversamente da lui, posso ancora usare le mani e la mimica facciale. Come ho seguito il caso Welby, esprimendo la mia opinione, ho seguito il caso, ben più grave del mio, di Eluana Englaro e mi sono «rallegrata» della sentenza che ne sanciva la conclusione, sperando che nessuno si permettesse di intromettersi in un caso così delicato e personale. Non avevo la benché minima intenzione di dire o scrivere alcunché fino all’altra mattina alle 7 quando, ascoltando i primi notiziari, ho sentito tante «cazzate» che mi sono decisa a dire la mia. Io sono abituata a esprimere opinioni, dare giudizi e consigli solo su cose che conosco bene e che ho vissuto personalmente e mi piacerebbe tanto che tutti si regolassero così, evitando di aprire la bocca per dare aria a sentenze basate su mere teorie filosofiche e moral-religiose.
Con queste parole mi riferisco, in particolare, alle recenti «sortite» di alcuni personaggi noti che, in un delirio di onnipotenza, dicono la loro, scrivono lettere patetiche e organizzano raccolte pubbliche di bottiglie d’acqua: le bottiglie, a Eluana, non servono perché sia l’acqua sia la nauseabonda pappa che la tiene in vita e che anch’io ho provato per mesi, le arriva attraverso un sondino. Bando quindi ai simbolismi di pessimo gusto di Giuliano Ferrara, stimato giornalista, e al paternalismo di Celentano, mio cantante preferito. In quanto al mio esimio concittadino, il Cardinal Bagnasco, sarebbe cosa buona e giusta che, prima di esprimersi su quest’argomento, avesse la bontà di spiegarci perché a Welby è stata negata la messa e, invece, il «benefattore» della Magliana, Renatino De Pedis, è sepolto in una nota chiesa romana.
A questo punto, però, siccome neppure a me piace fare della teoria, propongo a questi signori di prendersi un anno sabbatico e offrirlo a Eluana: passare con lei giorni e notti, lavarla, curarle le piaghe, nutrirla, farla evacuare, urinare, girarla nel letto, accarezzarla, parlarle nell’attesa di una risposta che non verrà mai. Sono disponibile anche a mettermi a disposizione per quest’esperimento ma, devo avvisare tutti che, per loro sfortuna, io sono sicuramente meno docile di Eluana e se qualcuno, chiunque sia, venisse per insegnarmi a vivere, lo manderei, senza esitazione, «affanc…».
A sostegno di quanto detto finora, aggiungo che, nonostante io non possa più camminare, parlare, mangiare, scopare e quant’altro, amo questa schifezza di esistenza che mi è rimasta e mai ho avuto il desiderio di staccare la spina del respiratore che mi tiene in vita. Nonostante tutte le mie limitazioni, io ho una vita intensissima: scrivo su alcuni giornali locali, tengo un blog (www.laprincipessasulpisello.splinder.com), ho un’intensa vita di relazione e, in questo periodo, sto promovendo un mio libro che narra di questa mia splendida avventura. («La vera storia della principessa sul pisello», Editore De Ferrari , Genova).
Sicuramente qualcuno penserà che voglio farmi pubblicità e, in un certo senso, è vero: io voglio, per quanto posso, dar voce a tutti quelli che sono nella mia condizione e non sanno o non possono dire la loro.
Parliamoci chiaro: i malati come me, come Welby ed Eluana, sono già morti! Sono morti il giorno in cui il loro corpo ha «deciso» di smettere di funzionare e hanno ricevuto dalla tecnologia, che io ringrazio sentitamente, l’abbuono, il regalo di un prolungamento dell’esistenza. Ma come tutti i regali, anche questo vuol essere contraccambiato con merce altrettanto preziosa: una sofferenza fisica e morale che solo una grande forza di volontà può sopportare. Nel momento in cui il gioco non vale più la candela il paziente deve poter decidere quando e come staccare la spina. Lo Stato deve garantire la miglior vita possibile a questi malati, tramite assistenza, supporti tecnologici e contributi ma non può arrogarsi il diritto di decidere della loro vita sulla base di astratti principi etici, molto validi per chi sta col culo su un bel salotto, ma che diventano assai stucchevoli quando si sta nel piscio. Eluana non può più decidere ma chi le è stato vicino, nella gioia e nella sofferenza, chi l’ha conosciuta e amata non può dunque decidere per lei, mentre possono farlo persone che, fino a ieri, non sapevano neppure che esistesse?
Io sono pronta a chiedere umilmente perdono se questi signori mi diranno che, nella loro vita, si son trovati in situazioni come la mia o come quella di Eluana e delle nostre famiglie ma, francamente, non credo che la mia ammenda sarà necessaria. Per chiarire meglio la mia situazione rinvio al link di un video: http://video.google.it/videoplay?docid=-8906265010478046915 Concludo ringraziandola e sperando che voglia dare voce anche a me che parlo con cognizione di causa e non per fare della filosofia.
Volevo ringraziarla per il suo commento lasciato per Mario ( Mille962).
Grazie.
Mariano
si può soltanto che essere d’accordo con le parole espresse da Marina (alias principessa): dure, reali, giuste… soltanto chi soffre o ha sofferto può comprendere queste situazioni e per quanto mi riguarda la mia esperienza mi porta sempre più a pensare che questi “personaggi di potere” si vogliono arrogare tutti i diritti anche quello della vita al solo scopo di sentirsi sempre più “potenti”… ma la loro è soltanto una patetica ipocrisia di facciata, perchè poi lo vediamo tutti i giorni quali sono i loro comportamenti “morali”.
Paolo
Sono arrivata al tuo blog passando da quello di Marina. Donna fantastica!
Mariano, Paolo, Emanuela: benvenuti e bentornato! La storia e la vita di Princy fanno diventare piccolo, minuscolo tutto il resto… Ciao!
Grazie principessa!
queste sono le uniche parole che mi sento di dire.
stefano