Maurice Ravel compose il suo “Bolero” nel 1928, all’età di 53 anni.
Anne Adams, una scienziata canadese morta a seguito di una rara malattia celebrale nel 2007, alla stessa età dipinse “Unravelling Bolero”, traducendo la musica di Ravel in forma visiva. Anne iniziò a dedicarsi esclusivamente alla pittura in età adulta, dopo aver lasciato la carriera di scienziata ed insegnante all’età di 46 anni per prendersi cura del figlio che era rimasto ferito gravemente in un incidente stradale. Il ragazzo guarì, nonostante tutti l’avessero dato per spacciato. La madre, forse turbata da questa esperienza, decise di non tornare più al suo lavoro, ma di cambiare vita, votandosi completamente all’arte.
Ma cos’hanno in comune i due Bolero, quello di Bizet e quello di Anne?
Lo spiega il neurologo Bruce Miller, direttore del Memory and aging center dell’University di California a San Francisco, che ha avuto in cura Anne.
“Bolero è un esercizio compulsivo, strutturale e perseverante. E’ costruito senza cambiare chiave fino alla 326esima battuta. Poi accelera fino al collasso finale. Anne dipinse per ogni battuta una forma rettangolare verticale. Forme disposte in maniera ordinata, come la musica, contrastata da un sistema di avvolgimento a zig-zag. La trasformazione del suono in forma visiva è chiara e strutturata: l’altezza corrisponde al volume, la forma alla qualità e il colore al tono.”
Affascinante, vero?
Ma ciò che più mi ha colpito, in questa storia, è un’ulteriore anello che collega i due: sia Ravel sia Anne erano nelle fasi iniziali della stessa malattia mentale, la Ftd (o demenza fronto-temporale), la quale pare aver alterato i circuiti nei loro cervelli, modificando i collegamenti fra l’area anteriore e quella posteriore. Il risultato? Un torrente inarrestabile di creatività.
“Questo succede – spiegano gli specialisti – perché se una parte del cervello soffre, un’altra può rimodellarsi e diventare più forte. Quando una parte del cervello è lesa o compromessa, si può verificare una disinibizione delle attività negli altri settori.”
Come volevasi dimostrare: le catene delle inibizioni (naturali, sociali, religiose) imprigionano l’arte, la creatività, la genialità…
In attesa di riconoscere i primi sintomi, magari per iniziare a scrivere il best seller di tutti i tempi, consiglio di godersi il video (parte1) e parte 2 con la registrazione del Bolero nella versione che preferisco: diretta dal mitico Von Karajan.
Prego, notate l’unicità del suo modo di dirigere! Che fosse anche lui un po’ malato?
Beh, genio e follia (oddio mi viene in mente Genio e Pierrot…) storicamente corrono di pari passo.
Penso a Nietzsche: in vita fu considerato un pazzo, poi impazzì davvero, infine quando morì fu definito da tutti un genio.
: )