Dodici serate alla parrocchia della Riconciliazione di Rimini, dieci al Teatro Rosaspina di Montescudo, cinque al Tiberio, quattro alla Sacramora… e via dialettando.
Sui palchi romagnoli è in piena effervescenza la stagione di teatro in vernacolo, settore che non sente la crisi e che riempie le platee tra l’invidia delle compagnie che recitano in italiano. Ultimo baluardo della lingua dei nonni, secondo i linguisti. Eppure, a differenza del teatro veneto, napoletano e milanese – che hanno una tradizione consolidata da secoli anche fra gli intellettuali più raffinati – il romagnolo viene ancora guardato con un po’ di distacco. Ma i numeri parlano chiaro: solo in provincia di Rimini decine di compagnie, da quelle storiche che superano i trent’anni di attività, alle più giovani con soltanto qualche stagione alle spalle. Diversa anche l’età di chi le compone (sebbene ci sia sempre più carenza di giovani) e la provenienza sociale: professionisti, pensionati, studenti, casalinghe… Fra registi, autori, attori, sarti, truccatori, suggeritori e tecnici vari la ruota del teatro in vernacolo, solo in provincia, fa girare centinaia di persone sui palcoscenici e dietro le quinte e migliaia di appassionati nelle platee. Pubblico composto per lo più da persone di mezza età, ma con un risveglio di interesse anche da parte di giovani, forse figli e nipoti di chi sta sul palco, felici di applaudire i propri familiari diventati attori.
Personaggi come la prorompente Ilde del “Teatre Rimnes” (che i riminesi conoscono anche per la sua inimitabile piada, al Colle di Covignano) o Lidia e Alfiero che recitano con Francesco Bianchi o Adriano e Maurizio degli “Jarmidied” strappano l’applauso solo entrando in scena. Come loro, tanti altri: impossibile nominarli tutti. Così come prolifici sono gli autori, spesso anche registi e fondatori delle loro compagnie: Guido Lucchini, Francesco Bianchi, Pier Paolo Gabrielli, Fiorenzo Sanchi, Giovanni Spagnoli, Mario Bassi, Giuseppe Ciavatta.
Ognuno col suo stile: dal più ridanciano a quello che infila qua e là perle di saggezza; chi ambienta nel passato, chi preferisce i tempi attuali. Tutti, comunque, propongono una morale positiva, come nelle più belle storie a lieto fine che piacciono al pubblico.
Diversi anche gli accenti e le inflessioni della lingua, che, si sa, cambiano da una parrocchia all’altra: fra dittonghi o vocali aperte o chiuse, la differenza si nota già dai titoli delle commedie, dove l’orecchio attento riconosce l’autore di Riccione, di Rimini, della Valconca, di Santarcangelo o Bellaria.
Meglio parlare, quindi, di “dialetti” romagnoli. Tutti, comunque, da applauso!
(mio articolo pubblicato su Il Resto del Carlino il 5 febbraio 2010)
Teatro dialettale a Rimini e dintorni: appuntamenti dal 26 al 28 febbraio 2010
venerdì 26 febbraio
Al Teatro Concordia di Borgo Maggiore, a San Marino, la storica compagnia “Piccolo Teatro Arnaldo Martelli” presenta la commedia “La Badenta”, tre atti comico-brillanti in dialetto sammarinese scritti da Stefano Palmucci. La commedia ha per tema un fenomeno sociale ben diffuso e attuale nella nostra realtà: quello delle badanti. La famiglia protagonista si trova alle prese con un problema che mai avrebbe immaginato di dover affrontare: dopo avere fatto con le mani e con i piedi per fare accettare all’anziano padre Pasquale l’assistenza di una badante, ora i due paiono innamorati e vogliono addirittura sposarsi. Prevendita biglietti dalle ore 16.30 di venerdì presso il teatro Concordia.
Al Teatro del Mare di Riccione, per la rassegna “In dialèt l’è mei” dedicata a Mattia Ugolini e organizzata da Famija Arciunesa e Round Table Riccione, la compagnia “Jarmidied” di Maurizio Antolini presenta “E’ parsot dé Signor”, tre atti brillanti di Giovanni Spagnoli. L’utile della serata sarà devoluto a favore dell’Ail (Associazione italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma). Ingresso euro 10. Prevendite presso Nonsololuce, viale Adriatico 20 (tel. 0541 691310) ed Emporio dell’Alba, viale Dante 297/c (tel. 0541/644144).
sabato 27 febbraio
Al teatro della Parrocchia Gesù Nostra Riconciliazione di Rimini, per la rassegna “I sabat de dialèt” diretta da Maurizio Antolini, la compagnia “I mei ch’ne’ gnint” con “Per gnint un fa gnint nisùn”, tre atti comici di Giuseppe Ciavatta. Ingresso 7 euro; prevendita: segreteria parrocchiale, via della Fiera 82, venerdì e sabato dalle 15.30 alle 18.
Al Centro Parrocchiale Edimar di Viserba “La nova cumpagnia de’ Borg” propone “Mei la galera c’an è la miseria nera”, due atti comici della compagnia. Regia di Manuela, Bruno, Giuliano. Ingresso 7 euro; informazioni: tel. 0541/732084, ore pasti.
Al Teatro Rosaspina di Montescudo la compagnia “I volontari di turno” di Morciano presenta “E fèva bén Neròn?”, tre atti di Fiorenzo Sanchi. qui il video di una loro commedia in dialetto romagnolo Ingresso 7 euro; informazioni tel. 0541/864015 (dalle ore 8.30 alle ore 13.30).
Al Teatro Malatesta di Montefiore Conca, per la rassegna “Rumàgna marzulèna” curata dal poeta Giovanni Martelli, la compagnia “La Carovana” presenta “E mariscial di puret”, un testo di Pier Paolo. Gabrielli, regia Bucci/Baschetti/Gabrielli. Ingresso 7 euro; informazioni: Comune di Montefiore Conca (dal lunedì al sabato dalle ore 11.00 alle ore 13.00, tel. 0541/980035).
Alla sala polivalente di Sant’Andrea in Casale, a San Clemente, la compagnia “Quei dal Funtanele” di Riccione presenta “La perpetua inamureda”, tre atti di Guido Lucchini. Ingresso euro 5; prevendita: Edicola Pensieri e Parole, via Tavoleto 69 (tel. 0541/989400).
domenica 28 febbraio
La rassegna dialettale “In dialèt… u s’ rid ad piò!” del Novelli debutta sul palco del Teatro degli Atti, in via Cairoli, con la compagnia viserbese “Gli altri siamo noi” che presenta “Nu tira e col ma la galoina dagl’ovi d’or”, commedia comica in due atti di Francesco Bianchi. Ingresso 9 euro; prevendita: Teatro Novelli, via Cappellini 3, tel. 0541/24152.
Scrivi proprio bene , complimenti. Del resto come potrebbe essere altrimenti? 🙂
Grazie per il “rimando” diretto al nostro sito e ad uno dei nostri video.
Ti aspettiamo a vederci, prima che smettiamo di recitare.
Fiorenzo