Vecchia Romagna: i giorni in cui comandava Barabba

Il giovedì santo i contadini erano soliti legare con delle funi i tronchi degli alberi, poiché ritenevano che così facendo “quando quegli alberi fioriranno, ogni fiore produrrà un frutto” . Si dice, infatti, “i lìga” (cioè “allegano“).

Da questo giorno fino al momento in cui le campane vengono liberate la tradizione popolare consigliava di non lavarsi gli occhi, poiché in questo modo si manterrebbero sani e acquisterebbero migliore e più intensa forza visiva.

Slegate le campane, e celebrandosi la Messa, quando il sacerdote pronunzia sursum corda i contadini vanno alla pila dell’acqua santa a bagnarsi gli occhi”.

Intant che al campan i ha lighè

i tu occ no ti lavè.

Intanto che le campane sono legate/non ti lavare gli occhi.

Il giovedì santo, dopo il mattutino, i ragazzi raccolti in chiesa e muniti di grossi randelli picchiavano sul pavimento e sui banchi gridando:
Batì Giuda traditòr

ch’l’à tradì e’ nòst Signòr,

battete Giuda traditore/che ha tradito nostro Signore.

Nello stesso giorno, quando si legavano le campane, i contadini incominciavano a fare la cosiddetta “trapassata”, cioè stavano a digiuno finché le campane non venivano sciolte.

Per tutto il tempo in cui le campane restavano legate si diceva: “E cmanda Baraba” (comanda Barabba). Durante questi giorni non si poteva fare il bucato, ma il giovedì o il venerdì santo si imbottigliava il vino buono perché riuscisse spumeggiante. Il venerdì santo non ci si poteva pettinare perché il farlo avrebbe portato disgrazia.

Par la mort de Signurèn

i cavel no stev a ptnè;

zovna o vecia ch’l’as pnarà

i su cavel i cadrà.

Per la morte del Signore/non statevi a pettinare i capelli;/giovane o vecchia che si pettinerà/i suoi capelli cadranno.

Altre curiosità romagnole nel post “Verso Pasqua” sul blog La campagna appena ieri.

5 pensieri su “Vecchia Romagna: i giorni in cui comandava Barabba

  1. Giovanna Gobbi

    Molto interessanti i detti in dialetto.
    molte notizie le conoscevo,altre no.
    per esempio non conoscevo l’usanza di legare i tronchi delle piante, ma solo le campane.
    La mia nonna ,invece, il sabato santo seminava l’orto e alcuni fiori perchè sarebbero cresciuti più vigorosi.
    Inoltre in questo giorno si andava alle fontane a bagnarsi il viso perchè l’acqua era diventata benedetta da quando si erano sciolte le campane e con la resurrezione di Gesù.
    Saluti.
    Givanna.

  2. mcm Autore articolo

    Grazie per il commento, Giovanna. Come vedi, ho aggiunto in calce il link al vostro blog La campagna appena ieri, che trovo molto interessante 🙂

  3. CB

    Nelle campagne tra Imola, Faenza, e Casola Valsenio, l’espressione “e cmanda Baraba” sopravviveva ancora a metà degli anni ’70 per indicare una situazione poco chiara – o poco raccomandabile – riguardo al modo di lavorare o alla condotta di una famiglia. Nel 1975 e 1976 (gli ultimi due anni in cui questa attività fu condotta nella mia zona prima dell’avvento delle mietitrebbiatrici) feci parte di squadre di trebbiatura sulle aie. Gli operai anziani avevano un occhio molto esperto nell’individuare le case in cui il disordine e la confusione manifestavano la scarsa attitudine al lavoro delle famiglie residenti, anche perché di solito sarebbe costato più fatica portare a termine la trebbiatura. Alcuni di loro, in tal caso, scuotevano la testa e pronunciavano la loro irrevocabile sentenza: “Aqué, e cmanda Baraba”. Bel sito, grazie.

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