Questa mattina, quando un grande pino è crollato sul suo tetto, la mia amica Carla sul primo momento ha pensato allo scoppio della caldaia. Non erano ancora le nove e mezzo: una folata di vento più forte delle altre in questo lunedì di Pasqua dal carattere autunnale ha rivoluzionato i programmi della famiglia di Carla Ricci e Daniele Franchini. “Ci attendono i parenti per un pranzo in campagna, ma pensiamo proprio di non poterli raggiungere”, raccontano sconsolati, con piumino e ombrello, mentre i pompieri stanno cercando di mettere in sicurezza la loro abitazione. I vigili del fuoco, chiamati dalla proprietaria della casa di fronte alla loro, sulla via Burnazzi, sono accorsi con due mezzi nel giro di mezzora.
Il tratto di strada in questione da anni è oggetto di polemiche proprio per la presenza di grosse radici che rendevano pericoloso il passaggio a pedoni e ciclisti. Un paio di mesi fa, anche su sollecitazione dei residenti, il Comune aveva finalmente dato il via alla sistemazione della strada e dei marciapiedi. Lavori che hanno incluso l’eliminazione di alcune piante di alto fusto che creavano non pochi problemi. Altri alberi, però, sono rimasti al loro posto, come i due alti pini di fronte alla casa dei Franchini, nonostante la proprietaria abbia da tempo inoltrato richiesta per l’abbattimento. Evidentemente qualcuno ha ritenuto che non esistessero rischi.
Tragedia sfiorata, si può dire oggi. Ma forse prevedibile: non sarebbe infatti la prima volta che con la sistemazione della strada le radici vengano in qualche modo indebolite…(successe lo stesso un paio di anni fa in via Pallotta: ricordate il platano crollato sull’ingresso della Conad?).
Fatto sta che oggi uno dei “pini gemelli” si è letteralmente piegato come un fuscello, andando a danneggiare il tetto e le finestre della villetta di Carla.
“Quando ho sentito quel gran botto mi sono spaventata molto – racconta Carla – Ho pensato fosse scoppiata la caldaia. Poi, affacciandomi in cucina, ho visto che dalla finestra erano entrati i rami del pino. Mi sono affrettata ad avvisare mio marito che in quel momento era fuori e a rassicurare mia suocera, di 85 anni, che abita sotto di noi. Grazie a Dio nessuno si è fatto male. Per il resto, che vuoi, si rimedierà…”
Filosofia giusta… Ma se si poteva evitare, non sarebbe stato meglio?
Sicuramente sarebbe stato meglio: sono passate quasi 12 ore e mi sento ancora frastornata…..Mio marito, qundo l’ho chiamato, è corso subito a casa…..e stasera ha male al piede appena operato..
Sono anch’io in attesa di disgrazia per schianto pino. Al di sotto di un pino posto all’apice di una scarpata sovrastante casa mia si è verificata una frana. L’albero mostra visibili e fotografate sconnessioni alla sua base che hanno contribuito ad anomale infiltrazioni di acqua piovana. Ben 2 squadre di vigili del fuoco l’hanno definito a rischio schianto e da abbattere con urgenza. Il confinante proprietario dell’albero si oppone. Mi sono rivolto al competente Tribunale di Patti (Messina) ed il nominato CTU, un agronomo,ha concluso genericamente, e senza assumersi la responsabilità di pronunciarsi esplicitamente sui rischi paventati dai VV.FF., che il pino va salvaguardato perchè con le radici contribuisce ad evitare le frane (sic!)e contiene il terreno.Però,nel contempo, il CTU riferisce anche che è assolutamente necessario costruire un muro di sostegno di notevoli dimensioni…….
Avendo, per esperienze precedenti, qualche dubbio sull’affermarsi sempre del diritto e della logica nelle sentenze temo che il giudice disponga oltre che per la costruzione del muro anche per il mantenimento del pino, una vera spada di Damocle sulla mia testa che mi angoscia e non mi lascia in tranquillità. Guglielmo Nunzio