Ai riminesi prima che ai turisti. Glauco Cosmi in una sua poesia pubblicata nel 1995 nel volumetto “A vòj ragnè se mand”‘ suggerisce una visita al monumento che il mondo ci invidia e che conosciamo così poco, il Tempio Malatestiano. D’estate e all’alba, però, verso le cinque: andèl a véda!
E’ dom
Se chèld d’sta nòta mè a n’ò mai durmì.
T’un bagn ‘sudòr, forza ad prilèm te lèt
ò fat una fadìga da murì.
Al quatre ò zés la luce e pu a m sò alzè
e ò tòlt la biciclèta per scapè.
Ad fòra un’gn’éra un’alma, l’albegèva.
A pidalèva pièn, s’un sàn che mai
e andèva avènti sa che tròt ad chèn.
A stèva guasi per indurmantèm,
mo t’un zèrt punt, per pòc, a n casc per tèra.
O vést ‘na ròba ch’la m’à fulminè:
e’ dòm, sa di culùr da fè paura,
e’ pareva un fantèsma, d’un ciaròr
che trasfurmèva al pietri in èria pura.
A m sò farmè. Dasdé me marciapìd
a m sò incantè a guardèl piò d’un quèrt d’ora.
A m séra strac, mo a n’o putù resést.
A i sarò pas davènti un miliòun d’vòlti,
mo isé bèl an m’arcòrd d’avél mai vést.
La luce l’al fascèva d’un culòr
ch’un’gn’è pitòr che ténga, ch’en s’ pò dì.
Invece a dégh ma quìl chi dorma pòc
d’andèl a véda d’instèda vers al zinq.
E’ dòm, sla prima luce ch’l’al carèza,
sa l’andè a véda l’è d’una belèza!
Il duomo
Col caldo di questa notte non ho mai dormito
in un bagno di sudore, a forza di girarmi nel letto
ho fatto una fatica da morire.
Alle quattro ho acceso la luce e mi sono alzato,
ho preso la bicicletta per uscire.
Fuori non c’era un’anima, albeggiava.
Pedalavo piano, con un gran sonno
e andavo avanti con quel trotto di cane.
Stavo quasi per addormentarmi
ma a un certo punto, per poco non cado in terra.
Ho visto una cosa che mi ha fulminato:
il Duomo, con dei colori da far paura,
sembrava un fantasma, di un chiarore
che trasformava le pietre in aria pura.
Mi sono fermato. Seduto sul marciapiedi
mi sono incantato a guardarlo più d’un quarto d’ora.
Ero stanco ma non ho potuto resistere,
ci sarò passato davanti un milione di volte
ma così bello non ricordo d’averlo mai visto.
La luce lo fasciava di un colore
che non c’è pittore che tenga, che non si può dire,
invece dico a coloro che dormono poco
di andarlo a vedere d’estate verso le cinque.
Il Duomo, con la prima luce che lo accarezza,
se lo andate a vedere, è una bellezza!
Ho conosciuto glauco negli anni 50 quando,da tipografo ma forse piu pubblicitario,stampava con il padre tutto il materiale per l’embassy dancing a rimini.Ricordo che con la sua capacità di sintesi,riusciva immediatamente a raggiungere lo scopo della informazione da offrire al pubblico.Nel 1959 fred buscaglione inviò una busta con le foto da usare per eventuali manifesti.Sulla busta oltre alla data e il luogo dove si trovava ,scriveva : Arrivederci al 4 luglio,poi vedremo cosa succederà.Per il momento vi auguro buona stagione, Fred Buscaglione. Glauco la usò così com’era per stampare una quantità incredibile di volantini e manifesti e coprì letteralmente Rimini : fu un successo unico.
E ancora ; fotografò il duomo riflesso nella borchia di una volkswagen,vinse il primo premio del concorso.
Partecipò come agenzia ad un concorso per ottenere la gestione della pubblicità di rimini turistica.vinse con un’idea grandiosa : ” zoom su Rimini “.
Grazie, Renzo. Questo tuo commento è molto gradito (e molto bello).