8 marzo 2012. Ciao, Elio.

L’ultimo saluto alla sua Viserba, in un’afosa mattina di fine agosto 2011, Elio Pagliarani l’ha rivolto col sorriso e le lacrime agli occhi. Le condizioni di salute, già precarie da un paio di anni, si erano improvvisamente aggravate e la moglie Maria Concetta Petrollo (Cetta) aveva deciso di anticipare il ritorno a Roma. Nel salire sull’ambulanza il poeta salutò l’arrivederci di un’amica (Maria) con cenno d’intesa che voleva dire: “Sì, tornerò l’anno prossimo. Aspettami!”

Per il 25 agosto alla Libreria Riminese era stata già organizzata la presentazione della sua autobiografia (“Pro-memoria a Liarosa”) che per 200 pagine ripercorre l’infanzia e la giovinezza in Romagna. Accolta con entusiasmo dall’assessore alla cultura Massimo Pulini, l’iniziativa era sostenuta dalle associazioni Assalti al Cuore e Ippocampo Viserba (in particolare Cristella), ma bisognò annullarla all’ultimo momento.

Elio e Cetta si erano dimostrati felicissimi quando, in spiaggia, Simone Bruscia di Assalti al Cuore, Maria ed io per Ippocampo, li incontrammo per definire i dettagli. Momento emozionante, che ho voluto fissare in questa foto (Simone, Cetta, Elio e Maria al tavolino del Dune Café, sula spiaggia di Marinagrande, il 7 agosto 2011).

 

La vacanza viserbese era ormai un appuntamento fisso di ogni estate e il poeta tornava volentieri nell’appartamento di via Lamarmora, nel condominio costruito negli anni sessanta al posto dell’umile casa dell’infanzia. Ultimamente non più autonomo per gli acciacchi dell’età, lo si incontrava comunque in spiaggia o in piazza al tavolino del bar. Sempre accompagnato da Cetta o da qualche amico. Chi lo riconosceva non mancava di fermarsi per un saluto e una stretta di mano.

 

“Sono rimasti pochi, ormai, gli amici viserbesi coetanei – mi diceva – I più cari se ne sono andati: Quinto Sirotti, Carlo Ardini, Enea Bernardi, Dino Belletti, Mario Pari…” Come racconta nell’autobiografia, quello con Viserba è stato un legame mai spezzato. Se n’era andato all’età di 18 anni, ma anche nella parlata, così caratteristica nel ritmo e nell’inflessione, Elio non aveva mai voluto perdere la riminesità. “Negli anni di Milano e di Roma – mi aveva spiegato Cetta in una delle tante chiacchierate – mio marito ha sempre mantenuto la cadenza romagnola e quando torniamo a Viserba riprende presto a parlare in dialetto. Si ricorda sempre quando, ragazzino, faceva il fattorino per le ville dei ricchi o quando aiutava il babbo carrettiere.”

A conferma di un affetto ricambiato, in queste ore sul profilo Facebook di Cetta giungono molti messaggi da Viserba: “Salutiamo con stima e affetto il nostro grande concittadino.”

 

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