Postfazione di don Piergiorgio Terenzi al mio primo “romanzo nel cassetto” scritto nel 1996, ai tempi in cui si svolsero i fatti raccontati. Pagine che stanno ancora lì a prendere polvere, meditabonde, ad attendere chissà cosa e chissà chi, ma che comunque ogni tanto fa bene andare a rileggere…
Scriveva, don PG:
Una storia raccontata bene. E, soprattutto, vissuta in prima persona fin dall’inizio.
Sono partecipe, in certo senso, solo del “lieto fine”, anche se Cristina continua a pensare che io ne sia protagonista e motore. Ma forse vuole solo lusingarmi…
Ritengo che attori principali siano lei e il marito: ambedue guidati, senza dubbio, da colui che “soffia dove e quando vuole”.
Cosa dire della “vertenza”?
L’atteggiamento trionfalistico del tipo “Alla fine ce l’abbiamo fatta!” sarebbe stupido, oltre che perfettamente inutile.
Cristina e io non abbiamo combattuto “contro” nessuno. Abbiamo sostenuto incertezze e supplito, per quanto possibile, incompetenze dolorose.
Alla fine, non c’è stato chi ha vinto e chi ha perso: grazie a Dio, tutti hanno vinto. Con in testa, a portare la bandiera, Cristina.
Per fortuna non si chiama Giovanna, come la famosa Pulzella d’Orleans, finita purtroppo al rogo (anche se poi riconosciuta santa…).
Un taglio mieloso e sentimentale immediatamente potrebbe affascinare.
Ma dopo quanto abbiamo letto sarebbe decisamente di troppo. Lo zucchero è buono. Provate però a metterne un cucchiaino di troppo nella tazzina del caffè: il buono si trasformerebbe di colpo in stomachevole.
Neppure un tono moralistico sarebbe adeguato.
Ringrazio Cristina per essersi assunta il compito di fare in prima persona una piccola predica ai predicatori (cioè ai sacerdoti).
Predica che si riassume in poche parole: “Cercate di essere più informati. Servirà alla salute vostra e del Popolo di Dio. Le vie della Provvidenza sono più numerose di quelle che immaginiamo, anche di notte.”
Come sacerdote e amico della famiglia di Cristina desidero allora sottolineare e proporre una piccola riflessione, che serva a tutti.
Da una parte, è vero che la sanazione di questo matrimonio ha cambiato molte cose: ha reso più libera questa donna, spontanea e sicura nell’impegno di cristiana, sposa e madre.
Non è poco!
Ma non è stata la bacchetta magica che trasforma miracolosamente le cose: temporali e screzi sono capitati anche dopo (come testimoniato) e probabilmente torneranno.
Dice un saggio proverbio: “Il Signore dà la scorta in anticipo, alla quale attingere a piacere al momento del bisogno.”
Ogni volta occorre chiedere a Lui, con fiducia, ciò che sentiamo mancare.
Questo perché il Signore è interessato a ripetere i miracoli: ce ne vuole offrire sempre di più belli e di nuovi.
La moda cambia in fretta: una riserva di vestiti vecchi, seppure non ancora utilizzati, sarebbe da buttare.
Dio è la nostra “Novità” ed è la nostra “Giovinezza”.
Per questo non ci sta a rimanere chiuso nell’armadio, magari sotto naftalina!