“Vuoi giocare con me?” Quando Paola ha sentito suo figlio rivolgersi con queste parole a un bimbo appena conosciuto in spiaggia si è commossa. Quella che per tanti è una semplice richiesta, alle sue orecchie è giunta come una sorpresa e una grande conquista. Il figlio di Paola, 5 anni, è infatti un bimbo con autismo. Bellissimo e silenzioso, di solito gioca da solo.
Un incontro come questo è all’ordine del giorno, alla spiaggia gestita dai fratelli Andrea e Athos Para, il Bagno 18 di Viserba. Grandi cartelli avvisano chi passa sul lungomare che lì le persone con autismo sono benvenute. Ci sono riportate le “10 cose da sapere sull’autismo” indicate dalla scrittrice Ellen Notbohm. Altri avvisi all’ingresso ricordano che il luogo non solo è accogliente, ma anche inclusivo.
“Vengo qui da tanti anni perché so che il mio bambino non è guardato come un alieno. – dichiara un papà milanese – Il parco giochi è grande e recintato. Posso controllarlo dall’esterno perché c’è solo un ingresso.”
Alcune famiglie hanno conosciuto il Bagno 18 su internet, essendo una delle strutture aderenti al progetto Autism Friendly lanciato nel 2014 dall’associazione Rimini Autismo, che coinvolge anche altri bagnini, alcuni alberghi e ristoranti e i parchi del gruppo Costa. Altri clienti arrivano grazie al passaparola.
“C’è anche chi legge i cartelli ed entra a chiedere informazioni un anno per l’altro. – spiegano il bagnino Andrea e la moglie Annalisa – Quando raccontiamo che anche noi abbiamo un figlio con autismo si crea subito un feeling particolare fatto di fiducia, condivisione e scambio di esperienze.”
La specializzazione come stabilimento inclusivo è nata con l’arrivo di vostro figlio?
“Ho sempre avuto una particolare sensibilità verso le persone con handicap. – dice Andrea – Ma con l’arrivo di Gabriele ho acquisito una maggiore consapevolezza dei loro bisogni speciali. Metta questo periodo di lockdown che abbiamo vissuto e pensi a quanto sia grande il bisogno di bambini e ragazzi disabili, ma anche di tutte le loro famiglie, di passare un periodo di vacanza in serenità! Mi sono chiesto: cosa posso fare per venire incontro a queste persone?”
Cosa vuol dire Autism Friendly?
“Significa che qui la persona con autismo troverà un luogo senza barriere né fisiche né mentali, che si eviteranno rumori assordanti, che non dovrà fare lunghe file, che non sarà relegata in un recinto ma vivrà la vacanza integrandosi il più possibile con gli altri ospiti.”
Ciò che dovrebbe succedere in tutti gli aspetti della vita quotidiana, a
cominciare dalla scuola al lavoro.
“Esatto! L’autismo è un’invalidità invisibile e non è facile spiegare alla gente le stereotipie o gli atteggiamenti dei nostri figli. Serve una costante informazione verso l’opinione pubblica, che si fa anche promuovendo e facendo conoscere l’esistenza di questi spazi inclusivi.”
Una spiegazione che scalda il cuore: “ho visto il bisogno, anche perché lo vivo in prima persona, e mi attrezzo per fare la mia parte.”
Chapeu, Andrea!
Ed ecco l’articolo pubblicato il 28 giugno 2020 da Il Resto del Carlino, ed. Rimini.