Vivere a Viserba significa anche questo: potersi permettere la spesa slow, con annessi e connessi.
Quando si passa un po’ del proprio tempo (materia così preziosa) in fila in attesa del proprio turno, qualsiasi occasione è buona per riflettere. Potremmo definirla “filosofia paesana”.
Mi spiego. E, di conseguenza, spiego anche il titolo.
Una delle tappe più piacevoli, è quella dal “fruttarolo poeta”, Andrea, di cui ho già scritto qui.
Questa mattina, accompagnata da Fede, il fido nipote quasi ottenne, e col numerino della precedenza in mano, osservavo e ascoltavo tutto il mondo attorno, mentre la mente ripassava la lista della spesa.
Arriva un signore che già conosco, passa davanti a tutti dicendo, quasi per scusarsi: “devo solo ritirare l’insalata per la tartaruga“.
Penso a Tartaruga, con l’iniziale maiuscola, immaginando l’insegna di una delle tante pensioni di Viserba dai nomi più strani.
No, mi sbagliavo. La tartaruga è proprio minuscola: il fruttivendolo, infatti, mette da parte le foglie scartate dall’insalata per poterle poi donare all’amico di cui sopra.
Interviene un amico dell’amico, anche lui in fila come me. Con tono leggermente scherzoso: “Osta, Mimmo, t-c’ì sempra qué!” dice, come a sottolineare una frequentazione non sporadica, di ambedue, del colorato banchetto di Andreea e famiglia.
Ma la risposta di detto Mimmo, immediata e fulminante, ha fatto sorridere la signora che mi seguiva nella fila (e io con lei): “Mèi qué che n’é in farmacia!“
Ecco, questa è la filosofia spontanea, che dice più di cento pagine.
Mi piace, la mia spesa slow. Oggi corredata dal finale messo in scena dal fido nipotino, incapace di dire bugie. Attento al botta e risposta della nonna con Andrea sulle cose da comprare, si è inserito con la richiesta di un grappolo d’uva.
“Come la vuoi, Fede, bianca?”
“No! Verde!”
E già! Tutti gli hanno insegnato che le bugie non si dicono. Vero, Andrea?