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31 ottobre 1993: il marinaretto di Federico Fellini

Una visita alla tomba di Federico Fellini nell’anniversario della sua morte, al Cimitero di Rimini, mi ha ispirato un racconto dove cronaca e fantasia si intrecciano… E se fosse andata proprio così?

La pallina verde del marinaretto

Nel corridoio del terzo piano la moquette rossa attutiva il rumore dei passi dei clienti e del personale.
La penombra dell’ambiente, in quell’afoso pomeriggio d’agosto, suggeriva un’idea di fresco, che però non corrispondeva del tutto alla sensazione reale.
Era l’ora della pennichella. Continua a leggere

Mozart e la schiuma del cappuccino

I piccoli piaceri della vita. Un articolo pubblicato mercoledì su La Stampa ha attirato la mia attenzione.

Cose piccole per piaceri grandi“, questo il titolo. Si parla di minimalismo e di leggerezza, della voglia di sentirsi autentici, di piccole gioie quotidiane.

Nella lista pubblicata sul giornale (“Dal mattino alla sera”) mi ritrovo in pieno in questa:: “La schiuma del cappuccino: sollevarla con il cucchiaino e farla sciogliere in bocca è pura sensualità”.

Provo a fare una prima lista dei miei piccoli piaceri, consapevole che ce ne sono tanti altri che in questo momento non mi vengono in mente. In attesa di una prossima puntata, potrei invitare gli amici lettori a elencare i loro. E aggiungerei che trovare dei nuovi commenti sul mio blog è un “piccolo-grande piacere” da aggiungere subito alla lista!

1) Arrivare a casa stanca e finalmente togliere le scarpe.

2) Pulire col dito la ciotola dove ho preparato la crema (e gustare il residuo della crema…).

3) Il profumo del pane appena sfornato.

4) Un nuovo germoglio della piantina sul balcone.

5) Il vapore e l’acqua calda della doccia.

6) Mozart (anche solo poche note).

7) Il vento sulla spiaggia (in autunno e inverno).

8) Vedere un arcobaleno nel cielo.

9) Un bambino che ride.

10) Le mie figlie insieme attorno alla mia tavola.

Sghétul e gatòzli

Essere o non essere, this is the question.

Si, vabbé, lo so che i problemi del mondo sono ben altri, lo so. Se guardo i notiziari di oggi, poi, inorridisco ascoltando notizie di violenze urbane e familiari…

Ma io ora, in questo preciso momento, qui, medito su un dilemma fondamentale… E non so dire perché mi son fissata su tale “question” . Che sia proprio per non pensare ai mali del mondo?…

Dunque: a Rimini/Viserba, luogo in cui abito da 27 anni, il solletico è detto “e’ sghétul” (usato per lo più al singolare), mentre a Gatteo a Mare/Cesenatico, dove ho vissuto prima, si chiama “al gatòzli” (usato più spesso così, plurale femminile). Eppure ci sono solo una ventina di chilometri di distanza… Boh, chissà?

“T’an me fé gnènca un sghétul” (non mi fai neanche un solletico), si dice all’amico o nemico che ti stuzzica.

Allora? Av salùt!

Donne, rompete il silenzio!

Il prossimo 8 marzo io la mimosa non la voglio proprio! Capito?

Leggete questa lettera pubblicata sul sito Il paese delle donne e sul Corriere Romagna di ieri, 10 ottobre. L’ha scritta la mia amica Elvira, dell’Associazione riminese “Rompi il silenzio”..

Racconto viserbese del maestro Carlo Ardini. Una Lady Chatterley in riva all’Adriatico

“Carlo Ardini nato e sempre vissuto a Viserba, ha insegnato nella scuola elementare per trentotto anni.

Non c’è altro da esibire nel curricolo della sua vita”, scriveva nel risvolto del suo romanzo “La pesca reale”, pubblicato nel 2001.

Una prosa decisamente piacevole e curata, la sua, con molti riferimenti, più o meno velati, a personaggi, luoghi e avvenimenti della nostra Viserba.

Il racconto “Sic transit”, ad esempio, ci porta indietro di diversi decenni, forse un secolo. La spiaggia, le ville, i loro ricchi ed eleganti proprietari, la servitù, i pescatori…

Due personaggi di questo racconto, la signora e la giovane cameriera, potrebbero benissimo essere le due figure che camminano sulla spiaggia viserbese in una delle tante fotografie d’epoca presenti nell’archivio de l’Ippocampo.  Viste di spalle: la padrona in accappatoio chiaro e lunghi capelli sciolti sulle spalle, la ragazza al suo servizio con la divisa nera, il grembiulino bianco e l’involto con le cose della signora.

Sì, sono proprio loro: la spregiudicata “femme fatale”, emule di Lady Chatterley,che va incontro al suo Olinto e la ragazzotta “agghindata con grembiule di satin nero, crestina e pettorina”.

Buona lettura!

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