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Uncinetto e buste di plastica per un cestino ecosostenibile

Cristella, sabato scorso, è tornata a casa dalla spesa slow al mercatino di Viserba con 5 (dicasi cinque) sportine di plastica gialle. Un mea culpa è d’obbligo, prima di tutto, per non essersi ricordata di portare con sé le sporte di tela o quelle da riutilizzare.

Allora? Forse con l’idea di farsi perdonare dall’amica blogger Danda, paladina della filosofia del “rifiuto zero” o forse stimolata dal fatto che casualmente le borsine erano tutte dello stesso bel colore giallo carico… ebbene, la Regina super impegnata, sempre con mille cose da fare, da scrivere, da pastrocchiare… s’è cimentata in un lavoro di alto concetto. Un  pomeriggio di creatività ecosostenibile, si potrebbe definire.

In pratica, da cinque buste di plastica che prima o poi sarebbero finite fra i rifiuti, Cristella ha tirato fuori un oggetto che potrà essere utilizzato anche per anni: un portamollette da bucato, resistente alle intemperie, fatto all’uncinetto. Non ci credete? Guardate qua.

le sportine ancora intere

Prima di tutto, lavorando di forbici, si deve trasformare ogni busta in una striscia lunga, alta circa un dito, che viene raccolta in un gomitolo.

Poi, usando un uncinetto piuttosto grosso, si inizia a lavorare a punto alto e catenelle. Prima si fa la base tonda, lavorando in cerchio e aumentando ogni giro (per tre o quattro giri).

il cestino finito

Raggiunta la misura desiderata per la base del cestino, si continua a lavorare in tondo ma senza aggiungere più maglie alte. In questo modo si ottiene il bordo del cestino. Si termina uncinettando il manico, che servirà per appendere il cestino al filo o allo stendino. Potrà piovere, nevicare, tirare il vento, ma questo oggetto resisterà.

Ecco, il mio regalino è già nelle mani di Danda. Che sembra aver apprezzato…

Buon compleanno, Fis-cioun!

Nato il 6 giugno 1925 a Viserba, domani compie la bellezza di 85 anni “il pescatore” Alfredo Grossi, conosciuto da tutti come Fis-cioun.

Curiosi di saperne di più? Ecco l’intervista a lui dedicata dall’Associazione Ippocampo (Laboratorio urbano della memoria).

Fis-cioun e il suo focone, anno 2000

Alfredo Grossi? No, è’ Fis-ciuoun, “il pescatore” di Viserba!

Duvè ch’e’ sta Fis-cioun?

Volta so in via Rossini,

a sinéstra po’, la sgonda,

ta t’ trov òna ad cal stradini

ch’la è ziga, che la n’ sfonda.

T’void a destra una capana,

un ch’e’ sbòffa m’un fugoun,

un mòcc’ ad zenta cla sgulvana

e t’si arvat! Ui stà Fis-cioun!

(Dove sta Fischione? Volta su in via Rossini, a sinistra poi, la seconda, ti trovi una di quelle stradine, che è cieca, che non sfonda. Vedi a destra una capanna, uno che sbuffa ad un focone, tanta gente che si abbuffa. E sei arrivato! Ci sta Fischione!)

Le indicazioni per trovare la casa di Fis-cioun erano in un angolino della memoria grazie a questa poesia di Vittorio Valderico Mazzotti ascoltata più volte dalla viva voce dell’autore. Insieme agli altri della troupe dell’Ippocampo (Nerea, Paolo e Loredana) ci siamo presentati puntuali, un sabato pomeriggio di maggio, accolti dalla proverbiale ospitalità di Fis-cioun: non poteva mancare un bicchiere di vino (ottima albana passita “comprata personalmente a Bertinoro”) accompagnato da cioccolatini e biscotti.

Sì, perché Alfredo Grossi, detto Fis-cioun, a Viserba e non solo è conosciuto per aver fatto sedere alla sua tavola mezzo mondo. Come scrive l’amico Mazzotti nel libretto che gli ha dedicato nel 1996… “Nella sua capanna, a Viserba, per diversi anni sono passate non solo molte persone, ma moltissime personalità altolocate che si sono… leccate i baffi (è proprio il caso di dirlo) divorando e, come dico io, ‘rudénd i dint’, davanti alle specialità preparate dai due coniugi sempre disponibili e simpatici come nessun altro.” Continua a leggere

Claudia e Denis… Dalla Romagna a New York per il sorriso di Nicole

Claudia e Denis sono due giovani sposi residenti a Ruffio, un paesino nei dintorni di Cesena.

Con tenacia stanno combattendo, insieme alla loro “polpetta”, una battaglia molto dura. Devono, vogliono, ce la faranno!

Con la loro bambina in questo momento sono a New York da due mesi. Hanno dovuto lasciare i loro posti di lavoro. Prima di partire hanno insegnato ai nonni ad usare internet, per potersi sentire ogni sera tramite Skype e raccontare i progressi nelle fisioterapie, la gentilezza, la disponibilità e la professionalità delle operatrici e dei medici americani (che in un certo senso li hanno adottati), la vicinanza con le altre famiglie italiane con cui condividono questo estenuante e costosissimo viaggio della speranza…

L’anno scorso, per il primo ciclo di cure in camera iperbarica negli Usa, hanno speso tutti i soldi che avevano ottenuto dalla banca grazie ad un mutuo. Poi, con grande dignità, si sono decisi a chiedere agli amici e ai conoscenti di sostenerli nelle spese per realizzare il loro sogno e aprire una sottoscrizione per Nicole.

In Romagna – e non solo – è partita una gara di solidarietà per aiutare questa giovane famiglia: nei negozi di un grande centro commerciale ci sono cassettine per la raccolta fondi, tv locali e giornali hanno preso a cuore la loro storia, associazioni e privati organizzano spettacoli e occasioni varie per raccogliere sostenitori e aiuti…

Ieri a Rimini c’è stata una partita di calcio per Nicole, organizzata dalla Proloco del Ghetto Turco (un quartiere cittadino)… Insomma, amici di Cristella, potete dare una mano a spargere in rete la storia della piccola Nicole e dei suoi coraggiosi e fantastici giovani genitori?

Nel sito che hanno aperto c’è il racconto della loro vicenda, le foto, i progressi, i contatti…

Cercate anche il gruppo di Face Book “La Piccola Nicole”: lì Claudia e Denis stanno tenendo un diario dalla clinica americana dove si trovano ora con la loro bimba.

Ecco la storia, dalla home page del loro sito.

Nicole è nata a Cesena il 25 marzo 2008. E’ una bambina di 2 anni che, a causa di una complicazione durante il travaglio, ha riportato danni neurologici. Questo suo danno le impedisce di muoversi e comunicare come tutti i bambini della sua età.

Fortunatamente in America esistono diversi centri che praticano ossigeno terapia e fisioterapia intensiva che permettono ai bambini come Nicole di curarsi.

La terapia consiste nell’introdurre i pazienti in camera iperbarica, far respirare loro una quantità maggiore di ossigeno e dare quindi la possibilità ai neuroni dormienti di risvegliarsi lentamente.

Dopo aver effettuato un’ora di iperbarica si passa alla fisioterapia, che viene praticata in maniera intensiva 5 giorni alla settimana per circa 2 ore al giorno.

Il centro che noi abbiamo avuto l’onore di conoscere si trova nello Stato di New York si chiama Valley Health & Hyperbarics. Siamo stati lì per sei mesi, dando così alla piccola la possibilità di praticare ben due cicli di terapie.

Nicole è migliorata, noi siamo veramente contenti dei tanti piccoli, ma importantissimi, passi che ha fatto. Ed è proprio per questo motivo che vorremmo tornare in America, per poter dare a nostra figlia la possibilità di migliorare sempre di più.

Purtroppo però queste cure hanno dei costi elevatissimi. Per permettere alla nostra Stella di brillare necessitiamo di € 300.000,00.

I primi due cicli li abbiamo pagati caricandoci di un mutuo. Ora però le nostre risorse economiche sono finite e chiediamo aiuto a

tutti per poter esaudire il sogno di una bellissima bambina che come tutti merita una vita serena.

Aiutateci a far ritrovare la luce a Nicole!!!

Grazie di cuore

Tariffario della Jolanda

Oggi pomeriggio, una bella passeggiata fra le bancarelle del mercatino dell’antiquariato, in Centro Città, a Rimini. Comprato nulla (bisognerebbe avere un portafogli strapieno…), ma fotografato questo:

Av salùt!

Via Sacramora nel 1940: viaggio nella storia (e nella geografia) per imparare i soprannomi di Viserba

A proposito di soprannomi, di storia locale, di memoria… Con l’associazione L’ippocampo stiamo raccogliendo materiale (foto, testimonianze, racconti, libri, articoli) sulla storia di Viserba, i luoghi, i personaggi, e tanto altro ancora.

Ecco un prezioso documento che mi aveva fornito una decina di anni fa lo zio di Paolo (Augusto Morolli, classe 1932). Un elenco rimasto nel cassetto per tutto questo tempo… Ma ora, direi, è giunto il momento di dargli visibilità.

Si tratta di una lista di coloro che abitavano sulla via Sacramora negli anni immediatamente precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Lo zio scrive prima il soprannome del casato e poi il cognome (è risaputo che dalle nostre parti la gente si conosce per il soprannome…)

Per dare un’idea di com’era Viserba negli anni raccontati dallo zio, ecco due fotografie “da brivido”, tratte dal sito www.wikicity.info. Sono immagini aeree di Viserba mentre viene bombardata dagli alleati, anno 1943 o 1944 (anche se sulle foto c’è scritto 1945, data non corretta, visto che Rimini è stata liberata il 21 settembre 1944). Per orientarsi meglio, si prendano come riferimento il cimitero e la corderia (intatta). Belle foto, vero?

Un grazie particolare a Gigi, che le ha scovate e inserite nel suo sito insieme ad alcune notizie che gli ho fornito tempo fa.

Io non sono riuscita a copiare l’effetto in questo post, ma andando a guardare le foto direttamente su Wikicity si riesce anche ad ingrandirle con lo zoom e a curiosare nei particolari… Ho individuato il campo, allora senza case, dove oggi c’è la mia casa: qui, dove ora sono seduta al pc e, se guardo dalla finestra vedo il parco della Villa Carini, che nella foto, invece, c’è ed è ben visibile… In quella casa colonica lì di fianco, come scrive lo zio nell’elenco qui sotto, ci abitavano i Morolli, detti Pilincìn: lì, in quella casa, sono nati il babbo di mio marito e tutti i suoi fratelli.

Al momento della fotografia non so dove fossero (dovrò chiedere… forse, spero, erano sfollati da qualche altra parte).

L’idea che lì, in quelle fotografie, sotto quelle bombe che stanno piovendo dall’alto, ci sia parte della mia famiglia, il nonno delle mie figlie… mi fa un certo effetto: faccio fatica a trovare le parole per dire la mia emozione…


Dalla ferrovia Rimini-Bologna alla via Marconi (ex fabbrica Corderia).
Via Sacramora, lato  mare:
Brand (Brandi); Zuglien (Colonna); Ceschina, signore di Milano proprietario terriero, “pantira”, campo lavorato in ortaggi e grano (era un appezzamento di terreno diviso in pezzi di circa 3000 mq e affittato dai signori Ceschina alla gente del luogo per coltivazione di ortaggi e grano); Rusoin (Polverelli); Gurir (Fabbri);
Aneli (Anelli, operatore ecologico); Berlucin (Pironi); Angiulon (Borghini); Vanoin (Giovanardi, osteria, tabacchi, alimentari); Zigli (Cesari); Furtuna (Tosi); Fonte Sacramora – San Giuliano); Minoin (Betti); Gigiola (Garattoni); Palin (Sartini); Palin ad Rusul (Parma); Marchisen (Faini); Magioli (Maggioli); Zangri (Zangheri); Manghin (Bartolucci, falegname); Corbel (Corbelli); Zigercia (Selva); Giovagnoli (Giovagnoli); Bisugnen (Pagliarani); Brancon (Zangheri); Pirin (Lombardi); Pasuloin (Pasolini); Mazacris-cen (Bartolini); Ros (Rossi); Pavac (Ardini), Falpon (Rossi).

Via Sacramora, lato monte:
Burlon (Galvani), Brandin (Brandi, lavoravano il terreno agricolo posto sulla strada che porta all’entrata secondaria del cimitero, vicino alla vecchia chiesa chiamata ‘La Porticina’, serviva per l’entrata pedonale agli abitanti lato nord di Rimini); Quadriloin (Astolfi); Palamai (Giuglianelli); Giarin ad Palamaia (Giuglianelli, infermiere); Pavlet (Garattoni); Pirinela (Rinaldini, ferroviere); Barloin (Berlini); Duca (Pesaresi); Zamagna (Zamagni); Galli (Galli); Ruglin (Pesaresi); Belavesta (Bellavista); Laghi-Vanini (signori proprietari terrieri); Purzloin (Porcellini); Tonti (signore proprietario terriero); Pasquin (Ciclamini); Misiria (Donati); Burcet (Mengucci); Beloc (Pironi); Bason (Beletti); Miscela (Bezi); Murador (Muratori); Burc (Mengucci); Turini ad Pilincin (Morolli, falegname); Villa contessa Carini, signori di Roma, poi di Gattegno ebreo e successivamente di Cameo ebreo (oggi Villa Ombrosa, quasi rudere); Tugnin (Morri, custode Villa Carini); Pilincin (Morolli); Villa Morri (Morri, farmacista, proprietario terriero); Giani (Zamagni, custode Villa Morri); Bigiaia (Ceccarelli, carbonaio); Limpio (Bianchi, fabbro); Patot (Mazzotti); signori Pozzi (proprietario terriero, terreno per semina grano).

Nota di Cristella: il più curioso è Mazacris-cèn (ammazzacristiani); sarei curiosa di conoscere l’origine di questo soprannome!