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Dizionario romagnolo M – Z

Avviso ai naviganti: più che di dizionario, si dovrebbe parlare di glossario. Infatti in queste pagine inserisco, di volta in volta, i termini dialettali che uso nei post. Quasi tutte le definizioni sono tratte dal Dizionario Romagnolo Ragionato di Gianni Quondamatteo.

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magnùga: il mangiare, il cibo quotidiano. Clò e’ pénsa sna ma la magnùga! (quello là pensa solo al mangiare). Va là che da oz s’t’vò stè iqué t’at guadagne la magnùga! (vedi un po’, che da oggi, se vuoi restare qui ti devi guadagnare il pane quotidiano!). Il padre ai figli: sa savésve quant ch’l’è dura la magnùga! (Se sapeste quanto è duro guadagnarsi il pane quotidiano!).
paganèl. Ittiol, o guvàt, Ghiozzo paganello (Gobius paganellus). Ma si chiama paganello anche il Ghiozzo nero (Gobius niger Jozo). Vive fra le pietre, nelle vicinanze dei nostri porti, dove – amico dei pensionati – nei mesi di maggio e giugno passa delle belle mattinate facendo scorpacciate di esche, per poi finire fritto o arrosto: buono se mangiato appena pescato. Non solo, ma riabilitato in questi ultimi tempi, serve altresì per fare un ottimo, leggero brodo (unitamente a odori, s’intende) per cuocervi qualche minestra.

pataca: così era chiamato lo zio di Titta, in Amarcord. Gianni Quondamatteo, nel suo Dizionario Romagnolo Ragionato, definisce pataca “babbeo, bietolone, credulone, sciocco, sprovveduto, tre volte buono…”. E poi elenca una casistica lunga due pagine, di lettura godibilissima
rénga: – ittiol. aringa. E’ il pesce più importante dell’alimentazione umana, per le enormi quantità annualmente immesse sul mercato. Il suo habitat sono i mari settentrionali. Lunga 20-30 cm., la rénga è il distintivo della miseria: “cun na rénga, e’ magnèva una faméja”, dicevano i vecchi con una strana forma d’orgoglio. E’ sottinteso che quella famiglia mangiava, in ultima analisi, del gran pane. La rénga è anche il distintivo dei riminesi, in contrapposto alle poveracce (puràzi) dei riccionesi ed alle grosse cipolle (zvulùn) dei santarcangiolesi. Barili di aringhe, e lanci di aringhe, hanno qualche volta punteggiato gli incontri e le sconfitte patite dai riminesi nel campo dello sport.
L’è dura la rénga!” o anche “L’é cativa la rénga!”: così si apostrofa, a mo’ di scherno, chi ha patito una sconfitta o una delusione.
spulicrét: ha diversi significati. Chi è spulicrét è preciso, pignolo, ordinato, schizzinoso. La camicia, le scarpe che compra, o qualsiasi altra cosa, vengono meticolosamente esaminate: guai a che un peluzzo o una macchiolina deturpino l’oggetto. Il nostro è sempre vestito in modo inappuntabile; e a tavola, ovviamente, non è che inghiottisca distratto il cibo. Ci mancherebbe altro! Si dice: ‘E’ fa e’ spulicrét!’ (fa il difficile nel mangiare, affettato nel parlare).”
strolgare, strulghé: strologare, inventare, immaginare, escogitare, almanaccare, predire la sorte.

zizle: pallina di creta, colorata, per giochi di bambini. Anche “zizne”. “Zughè a zizle”, il grande divertimento di una volta. Oggi l’infanzia si diverte (e si annoia) con meravigliosi giocattoli ‘atomici’, e le nuove generazioni si preparano alle imprese spaziali. “Cun i zizle”, invece, è il caso di dire che si resta terra terra. “Sti du zizle!” questi due coglioni. Al pl. anche zizul, zezul, zezli.

Cari lettori, vi posso contare?

Ogni tanto un po’ di sana gratificazione fa bene alla salute, no? Almeno per me.

Dopo quasi tre mesi dalla creazione del blog vivo ancora la fase esaltante, come avessi fra le mani un nuovo giocattolo. Mi meraviglio di ogni novità e di qualsiasi funzione e marchingegno che giorno dopo giorno vado a scoprire.

Il mio webmaster, attualmente in vacanza dagli studi romani, pasticcia di là, all’altro computer e “strolga” sempre cose nuove per questa mamma grafomane.

Ieri mi ha regalato il contatore delle letture per ogni post. Ecco, come per magia, ora sotto al titolo appare un numerino: sono le persone che hanno letto i miei interventi. Al netto. “Cioè – mi spiega l’esperta – abbiamo tolto le mie e le tue letture, mamy, che da sole farebbero spallare la calcolatrice!” Carina, vero?

Naturalmente il conteggio parte da ieri… Quindi, direi che non mi posso proprio lamentare! E il webmaster, con la sua sfera di cristallo, riesce anche a capire da dove vengono queste visite. E qui c’è un’altra sorpresa: numerosi lettori vengono da fuori, non sono navigatori conosciuti. Sarà il motore di ricerca, saranno le parole-chiave giuste? Boh?

Il fatto è che questo giocattolo mi affascina. Mi piace anche lo scambio fra blogger, come quello con Kikko, con Antonio, con Placida Signora, che visito quotidianamente e spesso mi ispirano commenti.  

Un solo rischio per Maria Cristina: non riuscire più a schiodarsi dal PC. Oggi è domenica e a Rimini c’è il sole. Forse sarebbe meglio andare al mare… Però non amo troppo la calca preferragostiana. E, d’altronde, di là in cucina il pranzo è nel forno e posso controllarlo anche da qui (dall’odore…).

Per Cristella, invece, nessun rischio: è la favola che continua…

 

Vescovi che vanno, vescovi che vengono: a Rimini ci vorrebbe monsignor Quinto Fabio Massimo…

Il 15 settembre prossimo monsignor Francesco Lambiasi, nominato vescovo di Rimini il 3 luglio, si insedierà in diocesi facendo il suo ingresso ufficiale accolto dalle autorità e dai cittadini.
Nelle ultime settimane si è scritto e parlato molto dell’avvicendamento ai vertici della Curia, tra molti “si dice” e tante vecchie storie tirate fuori da armadi impolverati.
Da parte mia, tanta curiosità (come sempre quando affronto “il nuovo”) e apertura all’accoglienza.
I vari commenti di personaggi pubblici sul cambio di testimone fra monsignor De Nicolò e monsignor Lambiasi sono tutti super-capolavori di diplomazia…

Il vescovo Mariano l’ho conosciuto personalmente nel 1996, ai tempi della “vertenza” (proprio così, una vertenza giuridica, essendo legata ad alcuni articoli del Codice di Diritto Canonico mai applicati prima nelle diocesi di Rimini e di Cesena), della Sanatio in radice del mio matrimonio civile con Paolo (una bella “storia nel cassetto” che mi piacerebbe pubblicare, prima o poi), di cui ho accennato nel racconto Giornalista per caso, riportato in About me.

Dopo il primo approccio piuttosto burrascoso, con monsignor Mariano s’è creato un bel rapporto di rispetto (immagino reciproco), forse anche grazie al fatto che nonostante i primi dinieghi il Vescovo ha poi compreso la richiesta a cui tenevo tanto, facendosene latore presso la Santa Sede che ha validato anche religiosamente la mia unione con il “non credente” Paolo, permettondomi così di accedere ai Sacramenti senza bisogno di sotterfugi (eh, sì, qualche sacerdote proponeva queste “scorciatoie”).

Il ruolo di pensionato, secondo me, a monsignor De Nicolò va un po’ stretto… Come figlia, gli auguro di vivere con serenità questa nuova fase della sua vita.
Per quanto riguarda monsignor Francesco Lambiasi, mi incuriosisce la sua opera di scrittore: avrò tempo per aggiornarmi procurandomi qualcuno dei suoi libri. Ho anche trovato in rete un bel ritratto scritto da Sergio Andreatta, suo amico di lungo corso.
Cosa ci si aspetta in diocesi dal nuovo Vescovo?
Su questo argomento delicato ho chiesto il parere di un “addetto ai lavori”, il mio maestro di scrittura e giornalismo che, come suo uso, ha risposto a stretto giro di posta, andando a scomodare il Quinto Fabio Massimo del titolo (sulla passata gestione ha già scritto su La Piazza della Provincia, mensile di informazione locale).
Don Piergiorgio Terenzi, dal suo buen retiro di Montefiore Conca, inizia così una collaborazione con Cristella.it: in Romagna e dintorni del sito troveranno spazio i suoi interventi su argomenti d’attualità socio-religiosa. Scritti con la sua inseparabile Olivetti lettera 22 e corretti con la scolorina.
Il necessario lavoro di copiatura su file di word, affatto noioso quando si tratta di parole scritte da Piergiorgio, aiuta Cristella a mantenere il feeling col maestro lontano.

Bonjour de Strasbourg

Ecco, finalmente son venuta in Francia, in quel di Strasburgo, per riportare a casa la studentessa europea…

Qua davvero si respira aria internazionale! Città giovane e multietnica: ad una prima impressione, direi che i francesi al 100% sono in netta minoranza. E’ un vero e proprio arcobaleno di colori.

Visita alla cattedrale, giro turistico sul fiume col battello, abbuffata di choucroute e tartes flambées (quanto assomigliano a pizza e piadina…) annaffiate da ottima birra. Insomma, non mi son fatta mancare niente.

Ieri sera, per il solstizio d’estate, ogni piazza s’è riempita di suoni per la Festa della Musica (una specie di Notte Rosa). Festa graziata da Giove Pluvio, che ha concesso una pausa di qualche ora fra due giorni di pioggia e temporali, con temperature quasi autunnali.

Beh, domani già di ritorno. Con l’avvertenza di non fermarsi in Svizzera, come fatto per l’andata, dove un espresso al banco del bar ci è costato quasi 3 euro…

Vive la France! Vive l’Italie!

E’ nata! Il primo vagito di Cristella.it

Dopo una fase preparatoria di una decina di giorni, annuncio con gioia ed emozione la nascita, avvenuta alcuni minuti fa, di www.cristella.it.

Il parto non è stato troppo difficile, grazie specialmente alla competenza professionale e alla disponibilità del webmaster Dora. Stiamo lavorando a distanza, io a Viserba (Romagna), lei a Strasburgo (Alsazia), ognuna trasmettendo all’altra le proprie competenze.

Fra un “come stai?” e “hai mangiato?”, un gioco di ruoli che ci ha prese ed entusiasmate – mamma e figlia solo geograficamente lontane – e ci sta ripagando con la gioia di veder crescere e trasformarsi sotto gli occhi la nostra creatura.

Già lo amiamo come un figlio, questo sito. Anzi no, come una figlia.

Romagna è donna“, abbiamo voluto specificare nella home.

L’indirizzo ora è più semplice e breve, trovarci e ricordarci sarà più facile.

Registrate www.cristella.it nei vostri preferiti. Commentate il blog. Ditelo agli amici.

Non va dimenticato un grazie speciale – per l’ospitalità nel periodo di rodaggio di Cristella – al primo sito creato da Dora (www.lacastadeibaluardi.com), che si può comunque continuare a cliccare, insieme al suo doruchan’s blog. Anche per non perder troppo di vista la prospettiva che i nostri giovani hanno su questo mondo.