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I vini, le donne, il poeta

Garnèli ad muscatèl
(di Guido Lucchini)

I tu òcc
burdèla,
ié cumé du garnèli ad muscatèl
ch’al bréla
mi prim raz de sol
chi zoga s’la guaza
a ricamè l’amor piò bèl
dal dòni d’Rumagna.

Due acini di moscato


I tuoi occhi,

bambina,

sono come due acini di moscato,
che brillano
ai primi raggi di sole,
che giocano con la rugiada,
a ricamare l’amore più bello
delle donne di Romagna.

Romagna, il poeta Guido Lucchini, le donne: questa breve poesia di Guido riassume il mio pomeriggio di ieri.

Una domenica che, alla fine, non è stata poi così mangereccia come prospettavo nel post precedente.
Non per mancanza di materia prima (degustazioni e buffet si presentavano piuttosto abbondanti), ma perché… c’era troppa gente assaltante esultante mangiante gratuitamente.

Della serie: se devo sgomitare per guadagnare due tartine e tirare accidenti alla signora ultraraffinata e firmata dalla testa ai piedi che si piazza di fronte al tavolo senza muoversi di un millimetro e lì ci rimane finché non ha riempito il piatto tre volte e altrettante volte non l’ha svuotato… ebbene, preferisco uscire e andare a godermi una pizza in santa pace alla Rusticana di Viserba (che si sta più tranquilli e la pizza è pure buona).

Comunque, al Museo della Marineria di Viserbella, prima tappa del tour domenicale, ho fatto in tempo ad ascoltare tre o quattro poesie in riminese dette dalla dolce voce di Guido Lucchini e alcune canzoni di osteria, alcune allegre, altre malinconiche, cantate da un simpatico trio di Bellaria (per l’occasione era un duo, mancando l’organetto). Uscendo a metà dello spettacolo sono riuscita comunque ad assaggiare un pezzetto di piadina calda farcita con dei gustosi sardoncini cotti sulla carbonella.

In centro città, alla conferenza di presentazione della Guida ai Vini Riminesi (seconda tappa) sono arrivata alla fine degli interventi dei relatori ma in tempo per l’inizio della degustazione. C’era solo l’imbarazzo della scelta, fra vini bianchi, rossi, rosati, dolci, secchi e spumanti. Ho apprezzatopiù di tutto il pane casereccio con un filino d’olio dei Colli di Rimini.

Alla manifestazione della Provincia, infine, il buffet l’ho solo guardato da lontano (per i motivi detti più sopra). E’ stato decisamente interessante, piuttosto, lo spettacolo che l’ha preceduto, dove la brava Maila Ermini ha dato voce con maestria a una decina di Cuori di donna.
Testimonianze reali di donne vere. Storie “teatrali”, con respiro a volte leggero, a volte tragico.

Non ho partecipato alla successiva asta di quadri offerti da artisti riminesi, ma leggo oggi il comunicato della Provincia che informa: “Il ricavato dell’asta, pari a 6.350 euro, va ora a costituire un fondo per la casa di accoglienza delle donne maltrattate.”

Brave, questo è solo il primo mattone!

Ma che domenica bestiale!

Domani, domenica 25 novembre, qui dalle mie parti ci sono diverse occasioni di incontro a cui non vorrei assolutamente mancare.

Ad alcune di queste ho partecipato negli anni passati e so con certezza che varrebbe la pena esserci di nuovo. Altre sono nuove e perciò mi incuriosiscono.

Il problema, piccola quisquilia, è che… quest’anno sono tutte in contemporanea, più o meno alla stessa ora! A meno che fra oggi e domani la bacchetta magica di Regina Cristella non riesca a fornire a Maria Cristina il dono dell’ubiquità, quest’ultima dovrà assolutamente fare una scelta.

Ecco, nell’ordine, gli appuntamenti a cui vorrei essere.

Viserbella, ore 15

Al Museo della Piccola Marineria e delle Conchiglie, per Musei Aperti 2007, canzoni e poesia marinare della nostra costa, con la partecipazione di Adriano Barberini e Guido Lucchini. Seguirà degustazione di pesce azzurro (!).

Rimini, ore 16

Al Teatro Novelli “All in music”, concerto di Natale organizzato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Rimini e da RiminiAil. Fra gli altri, si esibisce anche un gruppo musicale di medici del nostro ospedale, con, alla batteria, un caro amico di famiglia, tale Renzo Imola (per correttezza d’informazione, lui non è medico, ma imprenditore artigiano).

Rimini, ore 16

Alla Sala degli Archi di piazza Cavour viene presentata la guida Andar per vini nei colli di Rimini, iniziativa promossa dalla Commissione Attività Economiche e Turismo del mio quartiere. Alle 17 seguirà degustazione di vini e di prodotti tipici (!!).

Rimini, ore 17

Alla sede della Provincia di Corso d’Augusto 231, nell’ambito della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, ci sarà l’inaugurazione di una mostra di artisti locali a cui seguirà, alle 18, lo spettacolo Cuori di donna di Maila Ermini. Al termine dello spettacolo verrà offerto un buffet (!!!). Da segnalare che alle 20.30 le opere offerte dagli artisti saranno messe all’asta. Il ricavato andrà per un fine che condivido al mille per mille: la costruzione di una casa di accoglienza laica, qui a Rimini, per le donne vittime di violenza (che sono tante, più di quante si possa immaginare!).

Dunque, mentre sono ancora molto indecisa sul da farsi, provo a organizzare una tabella di marcia che mi consenta di fare un salto un po’ qui, un po’ là…

Mumble mumble…

Una cosa è certa: fra il pesce azzurro dei marinai, la degustazione dei sommelier e il buffet rosa domani non resterò di certo a stomaco vuoto.

Lunedì, giorno dedicato ai buoni propositi dietetici, magari vi racconto com’è andata la mia domenica ubiqua.

Renato, poeta sempre giovane

In casa di Cristella, questa sera, un po’ di sano romanticismo con “zio Renato” (al secolo Renato Piccioni), poeta riminese che ha superato la soglia degli ottanta con piglio da ragazzino.
Autore di diverse pubblicazioni in prosa e in versi, da sempre molto attivo nell’organizzazione di eventi culturali ed artistici, Piccioni è stato attore di teatro nonché presentatore televisivo e radiofonico.

E’ presidente dell’Accademia Culturale Le Tre Castella di San Marino.
Arricchisco questo mio blog con una delle più belle poesie d’amore uscite dalla sua penna.

Perché parole?

Perché parole

se una carezza parla per me.

Perché parole

se uno sguardo parla per me.

Perché parole

se un bacio parla per me.

Ecco allora nel silenzio

il mio guardarti che dice t’amo,

il mio bacio tenero per dirti che ti amo,

una carezza come poche, dolce,

per dirti che ti amo.

Poi lo griderò al mondo,

alle stelle ed al sole,

alla foresta ed al deserto,

agli oceani ed alle montagne,

perché tutti sappiano

che t’amo fino alla follia

che solo l’amore dà

a chi dell’amore fa

suo scopo nella vita.

Renato Piccioni

Tonino, tatarcord c’la volta?

L’attesa

(dalla raccolta “Il Polverone”)

Era così innamorato che si chiuse in casa

e sedette vicino alla porta

per poterla abbracciare subito

appena avesse suonato per dirgli che lo riamava.

Ma lei non suonò e lui diventò vecchio.

Un giorno qualcuno bussò leggermente alla porta

e lui ebbe paura

e fuggì a nascondersi dietro l’armadio.

L’attesa è opera di Tonino Guerra, il noto poeta e sceneggiatore romagnolo.

Più che Amarcord il film di Fellini dovrebbe chiamarsi Asarcurdém (Noi ci ricordiamo)”, disse all’uscita del film Pier Paolo Pasolini.

In quella sceneggiatura Tonino ha infatti trasferito pezzi interi della sua memoria di bambino e di ragazzo.

Qualche esempio?

La poesia sul babbo che “fava i madeun” (faceva i mattoni) come il nonno; l’approccio fallito tra Titta e la tabaccaia, che assomiglia ad un episodio del suo romanzo “Dopo i leoni“, del 1956; la scena dello zio matto impersonato da Ciccio Ingrassia che grida “a voi ‘na dòna!” (voglio una donna!) dalla cima di un albero da cui non vuole scendere, già vista nella poesia “E’ gat sòura e’ barcòcal” (Il gatto sopra l’albicocco).

Direi che anche la gita al mare della famiglia col calesse è di Guerra.

Il tragitto? Da Santarcangelo alla spiaggia tutta dune di Torre Pedrera: un tiro di schioppo da casa mia.

Tatarcord, Tonino, ad c’la volta?

I vostri figli non sono figli vostri

Oggi, adesso, così. Lacrime da nascondere dietro un sorriso. Sapendo che poi, per forza, deve passare.

Mamme come me. Che amano e che condividono.

Che cuciono e rammendano dove qualcun altro maldestramente strappa. Con fili sottilissimi, invisibili, costruiti con infinita pazienza. Che tessono forti trame su orditi sempre più delicati e fragili.

Dedico questa poesia di Kahlil Gibran alle principesse Dora e Cinzia. E a Paolo, il Re consorte di Cristella, Regina di Sacrabionda.

I vostri figli non sono figli vostri.

E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
giacché le loro anime albergano nella casa di domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
come voi siete.
Giacché la vita non indietreggia né s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli,
viventi frecce, sono scoccati innanzi.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinché le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell’Arciere;
poiché se ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.

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