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“Voglio trovare un senso a questa vita…”

Il leone che sa”, così viene chiamata Marilena Pesaresi, medico chirurgo riminese che da 44 anni opera in Africa dedicando la sua vita agli ultimi. Nel 2003 la dottoressa Pesaresi è stata eletta “Donna dell’anno” e un mese fa, a Roma, è diventata Commendatore della Repubblica Italiana. Quest’ultima notizia è passata in sordina. La dottoressa Pesaresi non ama la ribalta.

Pragmatica per forza, abituata alle emergenze quotidiane della sua missione, a Mutoko nello Zimbawe, sente il peso degli anni. “Sono stanca – ha detto recentemente – Sto pensando di ritirarmi, anche se lo faccio a malincuore, perché in Africa ho passato un periodo meraviglioso della mia vita.”

A 75 anni compiuti, di cui più della metà trascorsi nella sua Africa, “il leone che sa” pensa di non farcela più a seguire l’ospedale da lei fondato che oggi è un punto di riferimento per tutti i malati di cuore dello Zimbawe.

Quando, la scorsa settimana, ha presentato a Rimini i dati dell’Operazione cuore, Marilena ha detto: “Lottare per gli umili, abbattere tante barriere come ha fatto don Oreste Benzi, non significa fare della carità. Si tratta, semplicemente, di giustizia.”

Il progetto Operazione cuore da più di vent’anni consente ai malati assistiti dall’ospedale di Mutoko di potersi operare in Italia. In questi anni l’hanno già fatto 170 persone. Nel 2007 i bambini e i ragazzi operati a Rimini e Bologna grazie a Operazione cuore sono stati 13. Tutto questo grazie al filo diretto con Rimini, in primo luogo con la Diocesi e col fratello cardiologo Antonio Pesaresi. Fondamentale il sostegno della Regione, dell’Ausl e ultimamente anche del Ministero della Salute. Sono molte le famiglie riminesi che aprono la loro casa per ospitare i bambini che giungono in Italia per Operazione cuore e i loro accompagnatori.

Due anni fa ho conosciuto una ragazzina ricoverata a Rimini. Ero andata al Reparto di Pediatria con l’intenzione di far trascorrere qualche ora ai piccoli malati raccontando le favole di Cristella. L’impatto con la tristezza dei bambini è stato forte: c’era E., senza capelli per la chemio, che non aveva proprio voglia di sorridere, nonostante le insistenze della mamma e di questa sconosciuta signora che voleva raccontargli delle storie. C’era anche J., dall’età indefinita fra i 10 e i 14 anni, occhi e pelle nerissimi, accompagnata dalla nonna. La mamma era rimasta in Africa a badare al resto della famiglia. J., silenziosa, quasi adulta, coccolata e viziata da medici e infermiere. Più che dai libri, era attirata dalla televisione. Dopo due volte, non ce l’ho fatta più a tornare lì come raccontatrice di favole: quei bambini ne avrebbero potuto raccontare tante, a me, invece! Qualche mese dopo quella mia esperienza, proprio nel periodo di fine d’anno, ho letto su un manifesto appeso nel centro della città che J. non ce l’aveva fatta e che la silenziosa nonna era tornata a casa senza poterla portare con sé dalla sua mamma.

Si tratta di giustizia, non di carità.

Giustizia vuol dire anche che il Natale, come ci ha ricordato il nostro vescovo Francesco, non è solo il 25 dicembre di ogni anno, ma è tutti i giorni. Pensando all’Operazione cuore e a tutti coloro che vanno oltre al “buonismo in salsa dolce” di questo periodo, invito anche i lettori laici a meditare sul messaggio di Monsignor Lambiasi pubblicato sul settimanale Il Ponte. Il Vescovo cita Shakespeare – “Se il Natale non è, io non sono” – ma anche due cantautori contemporanei. Il primo, Vasco Rossi – “voglio trovare un senso a questa vita, anche se un senso non ce l’ha” – per smentirlo: la vita un senso ce l’ha, eccome.

L’altro, invece, spiega il Vescovo, è per ricordare che Natale è tutti i giorni.

“Un messaggio che qualche anno fa Luca Carboni ha inserito in una sua canzone: o è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai. E’ interessante che i Vangeli non ci riportino la data precisa del Natale, il giorno e il mese preciso. Ci danno qualche indicazione di massima per l’anno, ma per quanto riguarda il giorno e il mese non c’è nulla. E i primi cristiani hanno scelto il 25 dicembre perché si faceva la festa pagana al Sole Invincibile, perché era appunto la festa del dio Sole. I cristiani hanno scelto quel giorno, ma questa è una cosa proprio bella perché sta a dire che ogni giorno può e deve essere Natale. E allora – conclude il Vescovo – mi sento appunto di augurare con le parole di Luca Carboni che sia Natale tutti i giorni, perché allora il 25 dicembre noi lo celebriamo appunto non perché sia Natale solo in quelle 24 ore ma perché sia Natale anche il 26, 27, 28 dicembre e così via”.

Buon Natale a tutti!

Ma che domenica bestiale!

Domani, domenica 25 novembre, qui dalle mie parti ci sono diverse occasioni di incontro a cui non vorrei assolutamente mancare.

Ad alcune di queste ho partecipato negli anni passati e so con certezza che varrebbe la pena esserci di nuovo. Altre sono nuove e perciò mi incuriosiscono.

Il problema, piccola quisquilia, è che… quest’anno sono tutte in contemporanea, più o meno alla stessa ora! A meno che fra oggi e domani la bacchetta magica di Regina Cristella non riesca a fornire a Maria Cristina il dono dell’ubiquità, quest’ultima dovrà assolutamente fare una scelta.

Ecco, nell’ordine, gli appuntamenti a cui vorrei essere.

Viserbella, ore 15

Al Museo della Piccola Marineria e delle Conchiglie, per Musei Aperti 2007, canzoni e poesia marinare della nostra costa, con la partecipazione di Adriano Barberini e Guido Lucchini. Seguirà degustazione di pesce azzurro (!).

Rimini, ore 16

Al Teatro Novelli “All in music”, concerto di Natale organizzato dall’Ordine dei Medici della Provincia di Rimini e da RiminiAil. Fra gli altri, si esibisce anche un gruppo musicale di medici del nostro ospedale, con, alla batteria, un caro amico di famiglia, tale Renzo Imola (per correttezza d’informazione, lui non è medico, ma imprenditore artigiano).

Rimini, ore 16

Alla Sala degli Archi di piazza Cavour viene presentata la guida Andar per vini nei colli di Rimini, iniziativa promossa dalla Commissione Attività Economiche e Turismo del mio quartiere. Alle 17 seguirà degustazione di vini e di prodotti tipici (!!).

Rimini, ore 17

Alla sede della Provincia di Corso d’Augusto 231, nell’ambito della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, ci sarà l’inaugurazione di una mostra di artisti locali a cui seguirà, alle 18, lo spettacolo Cuori di donna di Maila Ermini. Al termine dello spettacolo verrà offerto un buffet (!!!). Da segnalare che alle 20.30 le opere offerte dagli artisti saranno messe all’asta. Il ricavato andrà per un fine che condivido al mille per mille: la costruzione di una casa di accoglienza laica, qui a Rimini, per le donne vittime di violenza (che sono tante, più di quante si possa immaginare!).

Dunque, mentre sono ancora molto indecisa sul da farsi, provo a organizzare una tabella di marcia che mi consenta di fare un salto un po’ qui, un po’ là…

Mumble mumble…

Una cosa è certa: fra il pesce azzurro dei marinai, la degustazione dei sommelier e il buffet rosa domani non resterò di certo a stomaco vuoto.

Lunedì, giorno dedicato ai buoni propositi dietetici, magari vi racconto com’è andata la mia domenica ubiqua.

O che bel mestiere, fare il favoliere…

Una, dieci, cento favole per Gramos, con l’augurio che la sua abbia un lieto fine.

La rete, si sa, porta lontano. Entri in un sito (o in un blog) che ti invita ad accedere ad un altro, che ti linka a destra, che ti rimanda a sinistra, sù, giù, di là, di qua.

Insomma, i navigatori sanno da dove salpano, ma mai dove approdano.

E’ capitato così: non so più per quale strada, ma un mesetto fa sono arrivata al blog Balene Bianche di Sabrina Campolongo. Mi è risultata simpatica già per le prime righe della sua presentazione (“Scrivo e vivo. O vivo e scrivo. Vale la proprietà commutativa. Una cosa non esclude l’altra.”). Sabrina ha avuto l’idea di aiutare Gramos, un ragazzino kosovaro di 12 anni che per una grave malattia ha bisogno di costosissime cure, regalandogli delle favole. Non libri già confezionati (che sarebbe così facile e veloce!), ma storie nostre, scritte per lui.

I blogger hanno risposto con entusiasmo, me compresa.

A dire il vero, ho adattato una favola già pronta, ancora inedita, che avevo scritto per l’Istituto Oncologico Romagnolo e letto ai bambini riminesi nella piazza centrale della città mentre vestivo i caldi panni della Befana.

“La Befana e la coperta che scioglie il ghiaccio”, che in versione originale potete leggere qui (nella sezione Libri di Cristella.it) insieme ad alcune altre favole scelte, è stata ritenuta adatta dalla giuria a venire pubblicata in un volume che sarà venduto in tutta Italia. I proventi serviranno ad aiutare Gramos.

La notizia della mia “vittoria” è arrivata via mail lunedì scorso, in una giornata funestata da temporali e tempeste, dove il sole che di solito brilla sul regno di Regina Cristella era coperto da nuvoloni neri.

Ecco, come mi è capitato spesso, nei momenti più tristi arriva qualcosa che non aspettavo (una notizia, una persona, un sorriso), che soffia via le nuvole in un battibaleno… Ancora una volta, forse, il mio Angelo Custode (mamma Pierina) ha manovrato i suoi invisibili fili.

Così, la bella Sabrina, il piccolo Gramos, gli altri scrittori scelti (anche famosi, eh! guardate qui la lista…) entrano di diritto nella “favola di Cristella”. 

Dove la parola “fine”, volutamente, non è stata scritta.

Quando il libro sarà pubblicato, lo farò sapere via blog. Dovrà partire una nuova catena fra gli amici di Cristella e di Gramos.

A m’arcmand!

Principesse, preti e… santini

Della mia amica blogger Marina Garaventa, alias La Principessa sul Pisello, ho già scritto qui. Curiosando nel suo archivio, sono rimasta colpita da due post in particolare. Ne ho parlato con don Piergiorgio, il sacerdote che mi è stato maestro di scrittura e giornalismo e che collabora al sito di Cristella con la rubrica Lettera 22. Gli ho chiesto un commento “da prete”.

Poteva dirmi no? Quando gli si chiede qualcosa di scritto, lui va a nozze (si può dire, di un prete?). Ha risposto a stretto giro di fax (il computer, per lui, è off limits).

Riepiloghiamo.

Le tappe per comprendere il senso del mio post di oggi sono le seguenti: prima di tutto leggetevi Santini & C. numero 1, poi Santini & C. numero 2.

Già così ne avete abbastanza per meditare sui vostri piccoli dolori, vero?

Sorridete un attimo, però, perché la Principessa è ricca di ironia e solarità, come avrete appurato leggendo i suoi post. Ecco, adesso, vi lascio leggere cosa ne pensa il mio sacerdote preferito, che si fa riconoscere già dal titolo.

Primo comandamento: rivolta il calzino.

Ognuno di noi inevitabilmente si porta appresso le sue deformazioni professionali o culturali. Parlando in chiave positiva, vede e giudica il mondo a partire dalla sua prospettiva.
Subito, per amore di onestà, confesso candidamente di essere un prete.

Incontrandosi con l’ottica e lo spirito vitale di Marina sarebbe facile per un membro del clero formulare un analogo giudizio: ” Molto interessante, però Marina non lavora per gli interessi del ‘partito’! Per questo prudentemente è da tenere alla larga.”

Sono disposto a comprendere tale reazione. Ma non è la mia!

Tale posizione all’apparenza controcorrente non mi nasce per il fatto di essere più intelligente o comprensivo degli altri.

Più semplicemente, cerco di essere discepolo di Gesù che, fra l’altro, dai suoi nemici “buoni” era accusato d’essere “mangione e beone, amico dei pubblicani, dei peccatori e delle prostitute”.

Ci sarà pure una base di verità storica in queste pesanti accuse?

Il nodo da mettere a fuoco in questo problema si concentra in un principio dello stesso Gesù: “Non chi dice Signore! Signore! (cioè è ortodosso) entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontà del Padre Mio che è nei Cieli.” Tradotto in termini teorici, anche se un po’ difficili, l’ortoprassi (il corretto modo d’agire) viene prima dell’ortodossia.

Sull’ortoprassi di Marina avete forse qualcosa da ridire?

Sta facendo il suo cammino, che inevitabilmente ha le sue tappe ed i suoi momenti. Però è un dato certo, che cammina!

Qui sono tentato di aprire un altro discorso per me – e non solo – molto importante.

Se non ricordo male, mi sembra che un giorno Gesù sia uscito con questa affermazione: “Non gettate le perle ai porci!” In altri termini: “Non buttatele via!”

Chi lo fa è spinto dal peccato di non riconoscerle come tali.

Noi, nella Chiesa – se siamo rigidamente confessionali – dividiamo il mondo in due settori incomunicabili: ci siamo noi – che siamo i buoni (vedi “farisei”) – ed il resto dell’umanità è tutto cattivo.

Con questa prospettiva, falsamente dogmatica, l’invito del Concilio (“leggere i segni dei tempi”) facilmente finisce nel cestino dei rifiuti.

[tags] chiesa, comandamenti, principessa[/tags]

Ma a lei, signora, cosa manca?

Ho appena aggiunto nei miei link preferiti il blog della Principessa sul Pisello, una bella ragazza che vive nel regno della Valscrivia.

Come Regina Cristella, l’ho incontrata solo pochi giorni fa in uno dei miei peregrinare in rete e mi ha subito incuriosita. Scrittura ironica e leggera, ogni tanto ti stordisce con un bell’affondo.

Intanto, per conoscerla un po’ anche voi, leggetevi questa cronaca (vera) di una normale e tranquilla giornata nel suo castello, Villa Arzilla.

Ciao, principessa Marina. Come nelle migliori cartoline: “baci da Rimini”. 

“Come vi ho già detto, qui a Villa Arzilla (per le puntate precedenti vd. nelle categorie), c’è sempre un gran via vai: studenti di musica che vengono un po’ da tutto il mondo per studiare canto con mio padre e mia zia, amici miei, amici e parenti dei miei genitori e, naturalmente, infermiere e medici per me. In queste due categorie si annoverano i più disparati elementi: l’oculista che mi porta i libri da leggere, il dietologo che mi parla d’arte e di Genoa, il dermatologo che sentenzia “tutti dobbiamo morire” e le espertissime e affettuose infermiere del servizio sanitario che mi portano peluche e buonumore. Proprio da una delle infermiere, in una fredda nevosa giornata, mi arrivò il seguente sms: “oggi ti porto un medico giovane e bello”. L’occasione era ghiotta e, nonostante il cuore irrimediabilmente impegnato, non potevo mancare al gustoso invito: cambio di camicia e di pannolone, passando dalla versione ascellare a quella baby, pettinata veloce, zaffata di profumo e occhio, quello ancora buono, languido. Ora, come avrete capito, la maggior parte dei medici che mi frequentano, viene, più che altro, per farsi una cultura medica, poiché io sono una sorta d’enciclopedia vivente per la quantità di sfighe e di patologie che assommo. Il Dottor F., effettivamente raro esemplare del genere maschile, assai affascinante e simpatico, dichiarò subito, bontà sua, di essere venuto solo per conoscermi (che, in poche parole vuol dire che voleva vedere da vicino la “rarità”medica!) e per sapere se avevo bisogno del suo aiuto, occupandosi lui di “terapia del dolore”. Provvedendo io, immantinente, a fare i debiti gesti scaramantici, sotto le coperte, sbattendo il mio occhio buono, scrivendo sul pc, lo rassicurai che, per il momento, non soffrivo di dolori e che, in ogni caso, lo avrei tenuto presente. La gaia conversazione si spostò poi su altri argomenti, allietata dalla presenza dei miei genitori e dalle due garrule infermiere, una delle quali, sicuramente, invaghita del doctor (stile E.R). Preso dalla foga della sua conversazione e affascinato dalla sua stessa voce, il novello Gorge Clooney, si sbizzarrì  con una domanda di carattere social-altruistico che segnò la sua rovina: ” Ma a lei, signora, cosa  manca?” Il silenzio cadde sugli astanti: tutti mi guardavano sorridenti e trepidanti mentre, solo il volto di mia madre, lasciava trasparire l’orribile presentimento che solo un cuore di mamma ha.  Con calma, pregustando la mia gioia, presi a scrivere, e sul video, campeggiò la mia risposta Cosa mi manca? S-C-O-P-A-R-E!”  Il Dottor F. sta ancora ridendo…”