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Il corpo che ride

Io ci sarò.

Fra i tanti appuntamenti dell’iniziativa “Le spiagge del benessere 2007” ce n’è una che mi intriga particolarmente.
Al bagno 67 Tortuga Beach di Rimini, verso le 17 di lunedì 16 luglio si terrà un incontro intitolato “Il corpo che ride”, durante il quale Ginevra Sanguigno presenterà il suo ultimo libro.
Ho conosciuto Ginevra due anni fa, quando ho partecipato ad un corso della durata di un fine settimana organizzato dall’ Istituto Oncologico Romagnolo, onlus di cui sono volontaria.
Ginevra era la docente: con naso da clown ed abbigliamento in tono, per due giorni ha insegnato a ridere, saltare, toccare, accarezzare, guardare dentro sé stessi per vedere meglio anche chi ci sta accanto.
Ma “insegnare” forse non è la parola più giusta: non c’è alcunché da imparare… Soltanto qualche ingranaggio arrugginito per il poco uso da rimettere in moto.
Ridere è una ginnastica fisica, psichica ed emotiva. Ridendo si mobilitano fasce muscolari profonde, il cervello viene distratto dalla sua attività. Emozioni e pensieri negativi perdono così di potere”, si legge nella presentazione che Ginevra propone nel sito dell’associazione Clown One Italia.

San Francesco giullare di Dio, nella visione di Dario Fo, era un clown santo viaggiatore e guaritore.
 
Il primo approdo di Ginevra a Rimini ha poi prodotto un effetto a catena, arrivando a portarci il suo maestro Patch Adams (quello vero, il dottore americano che ha ispirato il famoso film) grazie anche all’interessamento di Patrizia Buda, psicologa dello I.O.R., e del sindaco Alberto Ravaioli, medico oncologo.
Il 20 e il 21 febbraio di quest’anno c’ero anch’io fra gli allievi di Patch.
Il naso rosso da clown che ho usato in quei giorni è sempre in borsetta. Vederlo e toccarlo, anche casualmente mentre cerco le chiavi di casa o il portafoglio, mi fa ricordare che “devo” ridere più spesso.
Nel parterre del Palazzetto dello Sport, senza scarpe come gli altri mille, per un pomeriggio intero mi sono lasciata guidare dal grande Patch in un percorso di conoscenza che mai avrei pensato di fare.

Dire “ti amo” ad un perfetto sconosciuto, abbracciare e farsi abbracciare, guardare negli occhi un altro e raccontargli “perché oggi sono felice”…
Insomma, chi guardava la scena da fuori pensava di sicuro ad una banda di matti.
Eppure, Elisa, la ragazzina di Riccione che mi è capitata per ultima come compagna sconosciuta, s’è messa a piangere dall’emozione, quando Cristella le ha sussurrato, mani nelle mani, la favola vera della regina triste…
Sai, Elisa, ora Cristella s’è tolta gli occhiali dalle lenti di lacrime. E sorride più spesso, perché ha imparato che dietro le nuvole più nere, il sole, comunque, c’è.”
Lunedì, spiaggia numero 67, Ginevra Sanguigno, alias Clown Gin Gin.

La mia Rimini: quanto c’è ancora da imparare!

Confesso di essermi commossa, ieri mattina, al termine della proiezione del documentario di Adolfo Conti sulla Domus del Chirurgo di piazza Ferrari. Anche per il solo fatto che la Sala del Giudizio, al Museo della Città, era stracolma. Le sedie non sono bastate, tanti erano in piedi. Gente di ogni età. Gente curiosa di arte e di storia, come me, che ha scelto di essere lì, in una domenica mattina assolata che avrebbe piuttosto invitato ad una scampagnata fuori porta o all’ozio in spiaggia…  

“Fare cultura – è stato detto in apertura – vuol dire promuovere la conoscenza del significato delle cose.”

Tutto qui. Semplice, vero? (Mi viene da pensare che bisogna fare una bella ammissione di ignoranza, per poter dire di essere assetati di cultura…).

Quindi, partendo dalla serena constatazione della mia ignoranza su tanti argomenti, sottolineo che anche il film-documentario ha saputo emozionarmi. Con un ritmo sostenuto, fra fiction e documentario puro, il regista ha saputo ricostruire realisticamente la vicenda del medico-filosofo di cui, in seguito ai lavori per la sistemazione dei giardini di piazza Ferrari, nel 1989 è stata casualmente scoperta la dimora risalente al 3° secolo d.C.

“Arte breve”, questo il titolo del film. Ad indicare che “fra la vita e la morte, fra le due onde dell’essere, c’è un insignificante granello di sabbia: il medico.”

Mi auguro che il film di Conti venga presto diffuso su qualche importante rete televisiva.

Oggi, nelle pagine della cronaca di Rimini del Resto del Carlino, è pubblicato un mio articolo sull’argomento (da domani si potrà leggere anche nel sito www.cristella.it, nella sezione Articoli).

Medea, tragica e sola

Ieri sera, all’ora di cena, l’annunciatore del Tg, senza cambiare di un filo il tono della voce, comunica che Margherita Agnelli litiga per l’eredità, Fabrizio Corona se la prende col piemme, in un paese del Trentino una bimba di sei anni è stata accoltellata dalla sua mamma ammalata di depressione.

Ma dico! Certe notizie non dovrebbero venire in qualche modo filtrate?

Ho immaginato famiglie più giovani della mia sedute attorno ad altre tavole. Bambini con l’età giusta per comprendere che sì, forse anche la loro mamma, la stessa che adesso fa finta di sorridere, potrebbe una mattina prendere un lungo coltello e aggredirli… 

Tragica Medea, sola e abbandonata ai suoi incubi.

Mi è piaciuta la riflessione di Maria Rita Parsi, su Il Resto del Carlino di oggi.

“Ancora una volta una bambina di sei anni è morta in modo violento. E’ stata accoltellata dalla madre, mentalmente malata, alla quale, comunque, non era stata sottratta, bensì affidata. I bambini sono persone, hanno diritti che debbono essere rispettati tra i quali quello di crescere in un ambiente mentalmente sano, rispettoso dei loro bisogni. I bambini non possono e non debbono crescere con adulti mentalmente malati e ferocemente in conflitto fra loro. Anche se queste persone sono i genitori. Per i bambini è tollerabile la fame, la miseria, la malattia dei loro parenti. Ma non sono tollerabili gli spettacoli penosi della loro follia, devianza, violenza vicendevole. Vero è che i bambini, nel timore di rimanere soli e di perdere ogni punto di riferimento affettivo, sopportano e si legano in modo anche morboso e, perfino, tutelano e difendono figure genitoriali assolutamente incapaci, inadeguate, addirittura indegne. Non bisogna, però, favorire per queste creature non accudite e violate il mantenimento di simili condizioni di vita per mantenere in vita nuclei familiari dannosi e difficilmente recuperabili. Quindi i bambini debbono trovare altre acoglienze in famiglie affidatarie e cure adeguate al loro dolore”.

Il dolore dei bambini! Il dolore delle mamme ammalate! Ma chemmefrega di Margherita Agnelli e di Fabrizio Corona…

 

Roberta, che voleva fare l’estetista

C’era una volta una ragazza molto carina.

Alta, lunghi capelli neri sempre curati, lineamenti e portamento quasi da modella, di carattere gentile.

La chiameremo Roberta. Il suo sogno più grande era quello di lavorare nell’ambiente dell’estetica. “Niente di più facile – le fu detto – puoi iniziare dal corso professionale per estetiste finanziato dal Fondo Sociale Europeo. Viene organizzato anche a Rimini. Corri ad iscriverti!”

Chi parlava non conosceva la ragazza da abbastanza tempo per sapere che Roberta, fino a qualche anno prima, aveva l’aspetto… di un giovanotto. In Italia, dal 1982, esiste una legge (la n. 164) che rende possibile l’intervento chirurgico per il cambiamento di sesso. Un capriccio, secondo l’opinione più benpensante. Scelta non facile, risponderei, non esente da sofferenza. Proviamo ad allontanare dalla nostra mente, per un attimo, l’immagine stereotipata delle persone transesessuali che da sempre ci propina lo show business. Vedremo vicini di casa, compagni di scuola e di lavoro, impiegati dietro uno sportello, camerieri e cuochi dei ristoranti che frequentiamo. Persone che incontriamo quotidianamente, insomma. Persone, non fenomeni da baraccone.

Dopo l’intervento si ha diritto al cambiamento anche sul proprio stato anagrafico, per liberarsi di una carta d’identità bugiarda, che non corrisponde più all’aspetto. Ma questo è un iter burocratico che può durare anche anni, provocando comprensibili imbarazzi ogni qualvolta ci sia la necessità di farsi identificare con un documento in mano. Insomma, per farla breve, Roberta non ha potuto neppure iniziare quel benedetto corso per estetista perché sulle sue carte c’è ancora “l’altro di sé” che pensava di aver cancellato, il maschio. E in questo tipo di percorso professionale gli uomini non vengono proprio ammessi…

Da storie come questa, più frequenti di quanto si possa immaginare, è nata l’esigenza di dare vita, ai vari livelli territoriali, a servizi di ascolto, aiuto, supporto, consulenza. Problematiche che riguardano anche licenziamenti ingiustificabili, vili e stupide azioni di mobbing, mancate riassunzioni. Una risposta ora c’è anche a Rimini, grazie al sindacato Cgil che il 17 maggio ha presentato un nuovo servizio rivolto a tutte le persone che nel mondo del lavoro subiscono discriminazione o violenza per motivi legati all’orientamento sessuale (gay-lesbiche) o di identità di genere (transessuali e transgender). Per approfondimenti:

http://www.cgilrimini.it/servizi/nuovidiritti.htm (sportello Nuovi Diritti presso Cgil di Rimini)

http://www.benessere.com/sessuologia/arg00/trans.htm