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E la matéina dòp u i déva ancòura

Davvero incredibile come Raffaello Baldini, in La nàiva, abbia saputo anticipare lo scenario che la sua Santarcangelo (e tutta la nostra Romagna) sta vivendo in questi giorni. Continuo a pubblicare… Ce n’è ancora un bel pezzo. Per farci coraggio, anticipo uno degli ultimi versi: “...e’ vén sò e’ sòul…” (viene fuori il sole).

Buona lettura… av salùt ma tòtt!

LA NAIVA (3^ parte)

di Raffaello Baldini (da “La nàiva, furistìr, ciacri”. Giulio Einaudi Editore, 2000)

E la matéina dop u i déva ancòura.

Mal finestri de bsdèl

u s’avdéva dal fazi dri di véidar.

Dal butàighi i scapéva a sbadilé, Continua a leggere

LA NAIVA… continua… (grande Raffaello!)

LA NAIVA (di Raffello Baldini) parte II

 

Vérs mezanòta, quant i è scap de cino,

u n s’è sintì caminé. Chi burdéll

i è rivàt te cafè, a bòssla vérta, Continua a leggere

LA NAIVA

La nàiva (di Raffaello Baldini)

 

Pu l’à vòlt carnaséin, e l’è stè nàiva,

te préim dal fròffli grandi

cmè di straz, mòli fràidi, sbandunèdi, Continua a leggere

Personaggi di Viserba: il dottor Lazzarini

Da “Pro-memoria a Liarosa (1979-2009)” di Elio Pagliarani, Marsilio 2011.

Il dottor Lazzarini, il papà di Masseo, della Cocca e di altri tre o quattro figli, ci appariva una figura  singolare per molti e svariati motivi: magrolino, canuto, curvo quasi avesse la gobba (e invece si era rotto due costole cadendo in una notte di gelo che era accorso in bicicletta in un cascinale un po’ sperduto, al capezzale di un contadino), aveva sempre la sigaretta in bocca, visitava con la sigaretta pendula sulle labbra adoperando molto presumibilmente solo un fiammifero al giorno perché accendeva sempre la nuova sigaretta con la cicca della precedente. Doveva avere abbastamza inferno in casa, e la moglie sempre pronta alle liti più rumorose e plateali, anche se aveva in casa le file dei malati, e ci teneva che la chiamassero contessa. In effetti, il dottore aveva ancora un fratello o cugino di guadia nobile in Vaticano, e i Lazzarini, d’origine marchigiana, erano stati fatti conti la bellezza di alcune centinaia d’anni fa, mi pare. Io lo osservavo la mattina, che prendeva sempre il treno con noi, perché era anche medico delle ferrovie, e osservavo con interesse e ammirazione, quasi golosamente potrei dire, che ogni giorno si comprava un gran pacco di giornali, anche stranieri, francesi, inglesi, finché fu possibile, e comunque sempre anche “L’Osservatore Romano”.

Le misteriose odalische di Viserba: come nei film in bianco e nero

La villa c’è ancora. Esternamente è proprio così com’era negli anni Trenta e come la descrive il poeta viserbese Elio Pagliarani: rivestita di mattoncini, il terrazzo che confina con la strada, un giardinetto con erba secca.

Si trova all’angolo fra via Lamarmora e via Boito.

Pare abitata solo in estate, probabilmente data in affitto a turisti… Continua a leggere