Rimini e dintorni in un articolo di sessant’anni fa, 20 giugno 1955. L’inviato del quotidiano torinese “La Stampa” racconta la nostra riviera in uno dei momenti più dinamici della sua storia: la ricostruzione postbellica legata al contemporaneo sviluppo del turismo di massa. Leggiamo di pensioni e alberghetti tirati su velocemente, di “alberghi interamente ricostruiti e modernizzati”, di prezzi alla portata di tutti. Immaginiamo i nostri nonni e i nostri genitori impegnati, e sicuramente frastornati, in questa epoca magica, quando intere famiglie scendevano alla marina, armi e bagagli, abbandonando campagne e colline. Nei mille cantieri della riviera in costruzione e in ricostruzione sappiamo impegnati i nostri pescatori o contadini che poi d’estate cambiavano giacchetta e diventavano albergatori, baristi, bagnini, commercianti.
E le loro donne, le arzdòre romagnole avvezze a s-ciadùr e parananza? Anche loro in prima fila, forse più dei compagni. Sicuramente loro, non solo in questi anni ma già da prima, alle origini del turismo sulle coste romagnole, ad inizio Novecento, erano il fulcro di ogni attività. Magari in inverno facevano da manovali, con badile e carriola, per ricostruire, abbellire, allargare, alzare la casa, poi pensione, poi albergo… In estate, quindi, regine della cucina, forti della loro esperienza con lasagne, tagliatelle e compagnia bella.
Queste donne e questi uomini hanno creato le strutture che oggi abbiamo in eredità, lasciandoci anche il loro modo di affrontare le difficoltà e i carichi di lavoro. Atteggiamenti e ritmi oggi insostenibili, che noi, seconda o terza generazione, non possiamo e non vogliamo più seguire (e questo è uno dei principali motivi della “crisi” del nostro modello turistico).
Ma una cosa è certa: tutto quello che oggi Rimini è (ma anche Cesenatico, Riccione, Bellaria, Gatteo a Mare e tutte le loro sorelle sulla costa romagnola) ha avuto origine in quei frenetici anni a metà del secolo scorso. Molti di noi non erano ancora nati, ma lì e allora ha avuto origine tutto ciò che oggi è la nostra città. Non solo il suo skyline, ma soprattutto il carattere e il modo di lavorare della sua gente.
Ecco l’articolo del 20 giugno 1955.
A Rimini i nuovi alberghi nascono ogni anno a centinaia
Bombardata 380 volte, Rimini uscì dalla guerra con un terrificante bilancio – Ma ben presto si ricostruì – Per Ferragosto l’arco riminese può ospitare 120 mila persone -I prezzi e le comunicazioni ferroviarie
(Dal nostro inviato speciale) Rimini, 20 giugno.La fortuna di Rimini è nel suo incomparabile arco di 25 chilometri di spiaggia, che abbraccia Miramare, Viserba, Viserbella, Torre Pedrera, Bellaria, Rivabella, Igea Marina, Marebello, S. Mauro Pascoli; in questa sabbia finissima e dolce che si stende in una striscia larga oltre cento metri, nella quale s’incrociano tutti i dialetti d’Italia e le principali lingue europee; in questo ampio e festoso Lungomare sul quale si affacciano alberghi e ville, profumato di pini e di oleandri; nella opulenza del suo retroterra, nella bonomia della sua gente e del suo clima. Ma non è soltanto in questo, è anche nella tenacia e nella grandiosità con le quali ha saputo risorgere dalle macerie. Rimini uscì dalla guerra con un terrificante bilancio. I 380 bombardamenti – aerei, navali e terrestri – avevano arrecato distruzioni o danni per il 98 per cento. Cercate di farvi un’immagine di ciò che poteva essere Rimini, con quell’esiguo, con quel trascurabilissimo due per cento di case intatte. Abitazioni, chiese, ospedali, edifici pubblici, monumenti, non erano che rovine. Quasi del tutto inesistente era l’attrezzatura alberghiera, principale risorsa della città. Sulla eco delle ultime cannonate, tutti coraggiosamente si sono buttati a ricostruire. Per un decennio Rimini è stata il più imponente cantiere edilizio d’Italia. Oggi essa può presentare questo consolante bilancio. Le sue case, i suoi edifici monumentali, sono risorti; rinnovata e potenziata è la sua attrezzatura alberghiera. Oltre settecento fra alberghi e pensioni sono a disposizione dei villeggianti italiani e stranieri tutti nuovi o rimessi a nuovo, e tali da appagare i gusti d’ogni categoria di turisti. Dalla sventura, Rimini ha tratto forza e vitalità. Alberghi interamente ricostruiti, altri modernizzati; altri ancora si sono aggiunti a quelli che già esistevano prima della guerra. Una settantina ne furono edificati nel ’53, un centinaio l’anno scorso; parecchie diecine sono in corso di costruzione, e verranno aperti nell’attuale stagione. I suoi settecento esercizi alberghieri, di grande e piccola capacità, rappresentano un totale di oltre ventimila posti letto. Altri venticinquemila posti letto sono disponibili in villa e appartamenti privati. Nel periodo di ferragosto su tutto l’arco riminese la capacità di dilatazione, con gli occasionali adattamenti, sale a cifre iperboliche, si quintuplica addirittura: raggiunge infatti le centoventimila persone. Un altro fattore gioca a favore di Rimini, ed è il noto fenomeno della costiera adriatica, dalla quale il mare si ritira d’un metro e mezzo per anno. Dal ’40 a oggi la sua fascia sabbiosa si è dunque allargata di oltre ventidue metri, altrettanto spazio offerto ai bagnanti per l’elioterapia, per il riposo, per i giochi. Con un apporto così sensibile e costante si parla già di costituire un secondo Lungomare, un Lungomare d’arroccamento, per altri alberghi e ville, per altri negozi e cinema e caffè. Ai vantaggi del clima e dell’attrezzatura si aggiunge quello, non meno seducente, dei prezzi, tradizionalmente modici in rapporto al trattamento. La spiegazione è nell’abbondanza di risorse locali: pesce gustosissimo, frutta squisita, vino eccellente. I prezzi sono quelli dell’alta stagione, che ha inizio il 1° luglio; e ad essi sono da aggiungere le solite tasse e imposte: servizio, IGE, soggiorno, una maggiorazione che si avvicina al 20 per cento. Categoria di lusso: 4600-5600; 1^ categoria, 2900-3200; 2^ cat. 2100-2450; 3^ cat. 950-1600. C’è poi un gran numero di pensioni, i cui prezzi vanno da 1200-1950 per la 2^ cat. a 1100-1600 per la terza. Con 5000 lire si può avere per un mese una cabina, con 3500 un ombrellone, con 3000 una tenda. Ma quasi ogni albergo o pensione dispone di una propria attrezzatura da spiaggia messa a disposizione della clientela. Sia quelli che queste promettono non trascurabili riduzioni per famiglie e per lunghi soggiorni. In quanto a ville o case private, i fitti per l’intera stagione d’un appartamento di cinque stanze variano da 80-100 mila lire a 200-250 mila a 300-350 mila, man mano che ci si avvicina all’ideale della “vista sul mare”. In netta e costante ascesa è l’affluenza turistica lungo tutta la costiera riminese. Centoquattromila furono i villeggianti Italiani nel ’53, e ventiduemila gli stranieri; nel ’54 salirono a centotredicimila gli italiani e a trentamila gli stranieri. Fra questi, al primo posto sono gli svizzeri con 8261 nel ’53 e 9122 nel ’54. Seguono i tedeschi con 4307 e 7222 rispettivamente (ma con gli arrivi di quest’anno i tedeschi sono passati in testa); gli austriaci con 4099 e 5177; i francesi con 2138 e 2416; gli statunitensi con 1017 e 1148. Da segnalare il balzo dei belgi, che da 398 nel ’53 son saliti a 1276 nel ’54, grazie all’aggiunta di alcune vetture per turisti al treno Transalpino che ogni domenica porta in patria i minatori italiani occupati nel Belgio. Comodità ferroviarie: si tenga presente quanto accade ai belgi riferito ai piemontesi. Alla tradizionale Liguria essi hanno aggiunto la Riviera riminese, alla quale si vanno affezionando sempre più. Sono stati 3347 nel ’51; 4391 nel ’52; 4994 nel ’53; 7112 nel ’54. Essi occupano il terzo posto nella composizione regionale dei villeggianti: li precedono lombardi ed emiliano-romagnoli. Ma potrebbero essere di più. Un serio ostacolo è rappresentato dalle scarse e lente comunicazioni ferroviarie. Non c’è che un treno con vetture dirette Torino-Rimini e uno Rimini-Torino. Ma così lento e scomodo che scoraggia a servirsene. Quasi nove ore per percorrere 447 chilometri: velocità media, 50 l’ora. Le stesse considerazioni – attrezzatura, prezzi, affluenza – valgono per il resto dell’arco adriatico, che comprende a nord Cesenatico e Cervia, a sud Riccione e Cattolica. Alberghi e pensioni per ogni esigenza, prezzi accessibili a tutti, trattamento accurato. E comunicazioni ferroviarie che non tengono conto delle necessità e dei desideri del pubblico e degli orientamenti dei suoi gusti. Vi sopperisce però l’iniziativa privata. Dal 15 luglio al 31 agosto la Sadem infatti attuerà un servizio diretto quotidiano di pullman Torino-Cattolica, con partenza alle 13,30 da Torino e arrivo a Cattolica alle 23,30, e con gli stessi orari per il percorso inverso. Per il periodo estivo verrà inoltre intensificato il già esistente servizio Torino-Bologna, assicurando all’arrivo in quella città la coincidenza con le linee per la riviera riminese e per Cattolica.
(Giuseppe Faraci)