Quello che mi piace, delle mie amiche, è che sono donne vere.
Non quelle patinate, rifatte, lucide e lisciate e che troppo spesso indossano la maschera di un sorriso finto.
Le mie più care amiche sono donne che si incontrano al supermercato e sul bus, che vanno in bicicletta o guidano quasi impaurite nel traffico cittadino, che lavorano dietro allo sportello delle poste o nei reparti degli ospedali, che puliscono le aule o insegnano ai bambini, che per due o tre volte al giorno, per tutti i giorni dell’anno, devono mettere qualcosa in tavola per la famiglia senza che qualcuno dica grazie, che devono occuparsi/preoccuparsi di figli, nipotini, genitori, suoceri…
Insomma, le mie amiche sono tutto questo. Ma sono anche poete.
La poesia di Germana Borgini è in dialetto di Santarcangelo. Quello specchio c’è anche in casa mia. Grazie, Germana.
E spèc
(di Germana Borgini)
E spèc l’è sfazèd, l’è una spèa,
ut dói cla verità ch’l’at fa mèl
ad chi dè che t’a n nè vòia
e te, par no dèi sodisfaziòun,
t’pas a chèul rét e t’a n t’zóir a guardèl.
Ma u i è di dè che u n t fa paèura;
tà l’affràunt fàza fàza
e ste bén, t’at’guèrd,
t’cì tè, si tu cavél biènch,
si sàulch dal risédi,
al somigliènzi si tu fiùl,
e quèl ch’ùt pis ad piò
l’è e tu sguèrd,
e tu sguèrd lébar.
Lo specchio / Lo specchio è sfacciato, è una spia / ti dice quella verità che ti fa male / in quei giorni che non ne hai voglia / e tu per non dargli soddisfazione, / passi indispettita e non ti giri a guardarlo. /Ma ci sono dei giorni che non ti fa paura / lo affronti faccia a faccia / e stai bene, ti guardi, / sei tu coi tuoi capelli bianchi, / coi solchi delle risate, / le somiglianze con i tuoi figli / e quello che ti piace di più / è il tuo sguardo, / il tuo sguardo libero.