“Osta, Rimini!”
Così scriveva Silvano Cardellini, storica e autorevole firma del Resto del Carlino, nel suo ritratto di Rimini e dei riminesi (“Una botta d’orgoglio”, 2003).
“Sotto la bandiera si agita un popolo frantumato, diviso, d’accordo su nulla, coperto di una sovrastruttura di enti che non ha nessuno. Li fanno e li disfano, questi enti: di propaganda, di promozione, di marketing territoriale o urbano, di club di prodotto, come li chiamano. Ciascuno votato ad insegnarci cosa si debba fare. Ognuno tiene famiglia.
Il fatto è che, comunque, andiamo avanti anche se diamo l’impressione di stare fermi. Ci muoviamo, procediamo. Magari lentamente, magari sbagliando. Ma poi siamo bravi, come nessuno, a recuperare gli errori compiuti come virtù e a rielaborare il passato come un processo consapevolmente tracciato, studiato, pensato. Balle.
Normali non siamo. Non potrebbe essere diversamente per chi come noi deve stare in vetrina, continuamente in vendita ogni anno. Sempre all’incanto, noi, sul mercato della vacanza. Ciascuno commesso viaggiatore della propria città, anche via internet, adesso, con la web camera puntata sul bagno 21. Condannati a stare sotto i fari delle attenzioni, a risultare, comunque, fenomeno, a far notizia, a produrre eventi, manifestazioni, a bruciare mode. Così poco normali da risultare anche cinici: se succede l’11 settembre noi come la mettiamo? Dice il Censis: meno Sharm el-Sheick e più Rimini. Leggiamo il nostro futuro anche sulle sfortune altrui.
Chi sta fuori è raro che non dica ‘beati voi, a Rimini…’. Passiamo per contenti, felici, in permanente dolce vita, sempre in nome del Maestro. Che talvolta è un peso che ci portiamo sulle spalle. E’ mai possibile che noi, a contratto, dobbiamo essere a vita vitelloni?
Siamo la metafora di un pezzo d’Italia dove la vita è considerata leggera, l’esercizio del tempo libero un’arte, il divertimento una scienza o, di converso, il borgo tranquillo dove l’inverno lo spendi giocando a briscola. Quanti danni ci fa ‘Amarcord’!!!
Osta, Rimini… Passiamo per la terra dei gaudenti, dei vitelloni (nel senso, autentico, di sfaccendati e perditempo), dei play boy, la patria dell’amore, la spiaggoa del bagnino galante, della straniera che non cerca altro, della moglie che in vacanza si lascia andare. Arriviamo ad esibire concittadini come ‘birri’ su scala industriale. Dice niente, Zanza? Abbiamo organizzato pure il festival del play boy. I maggiori partecipanti volevano anche un pubblico riconoscimento dell’Azienda di Soggiorno in nome dello sforzo promozionale compiuto a beneficio della riviera.”