Dalla mitica Esterina fino a Patrizia: il filo che lega queste due donne romagnole è lungo quasi novant’anni e passa attraverso due secoli e cambiamenti di stili di vita epocali.
Siamo sula spiaggia di Viserba, poco distante dal porticciolo turistico.
Il Bagno Pietro è targato col numero 37 e, come spesso succede da queste parti, con un nome maschile. Anche oggi il titolare ufficiale è Roberto Betti (figlio di Pietro e nipote di Esterina), che vede di buon occhio la continuità generazionale rappresentata dal dinamismo della giovane figlia di suo fratello Paolo.
“Patrizia negli ultimi anni ha dato una svolta originale alla nostra offerta – spiega lo zio – Finiti i tempi della formula ‘ombrellone e sdraio’, ha saputo inventare numerose attività e stimoli che interessano e coinvolgono grandi e piccoli. Una miniera di idee, com’era mia nonna Esterina, che negli anni Trenta, rimasta vedova in giovane età, rilevò la spiaggia e la gestì insieme al figlio Pietro: una vera generalessa, tipica arzdora romagnola. Inventò i primi salvagente visti a Viserba, che affittava anche ai turisti degli altri bagni.”
Ma come potevano essere i salvagente in un’epoca senza plastica?
“Donna dalle mille risorse, Esterina nel suo orto coltivava quelle zucche che, crescendo, prendono la forma di pera. Quand’erano della misura giusta le faceva seccare, poi le legava accoppiandole con una corda lunga abbastanza per girare attorno alla nuca e passare sotto le ascelle. Si nuotava restando a galla: l’uovo di Colombo, con tanto di copyright!”
Nelle foto di famiglia la bisnonna appare col grembiule bianco e la parananza. Patrizia, invece, gira per la spiaggia in bikini sfoggiando un fisico da atleta e un’abbronzatura invidiabile. Una ragazza di oggi, animatrice e insegnante di ginnastica, tanti anni con gli scout e nei centri estivi.
“Ogni stagione propongo ai piccoli turisti un tema su cui cucio tutte le attività di animazione quotidiane: ‘il giro del mondo in 80 giorni’, ‘le Mille e una notte’, ‘il circo’. Quest’anno facciamo finta di essere sull’Olimpo. I ragazzi si trasformano in divinità greche. Per la festa di ferragosto coinvolgo anche gli adulti. Dovreste vederli! Mamme e papà, ma anche arzilli nonnetti, stanno già discutendo e litigando su chi sarà Venere e chi Apollo!”
Altra particolarità, sempre coordinata da Patrizia, è il gemellaggio con la Fondazione Cetacea di Riccione. “Un’esperienza di scuola in senso lato, dove i bambini imparano senza quasi accorgersene. Ogni 15 giorni una biologa della Fondazione spiega ai ragazzi l’ecosistema dell’Adriatico, mostrando immagini e reperti. Cosa piace di più? Il carapace della tartaruga, la testa del delfino, i denti del capodoglio. Sul cavalluccio marino, poi, nasce qualche conflitto ‘di genere’: soprattutto i maschietti si stupiscono quando imparano che è l’ippocampo maschio a tenere in corpo le uova, liberando così la femmina dall’incombenza.”
Che sia il timore di un futuro simile? Si sa mai, gli scherzi dell’evoluzione naturale…
articolo pubblicato (con qualche taglio) su Il Resto del Carlino del 14 luglio 2012 (pag. 11 del supplemento Estate)