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Cris alla Prova del cuoco
6 Gennaio 2006Gli “strozzapreti di Cristella” alla Rai: la rivincita dell’arzdora
Volevo un tulìr di legno!
Molto presa nella mia parte, mi sono immedesimata in pieno, come mi avevano consigliato sia il cuoco titolare (il fiorentino Cesare Marretti), sia i responsabili della trasmissione. Dimenticando tutto quello che mi girava attorno - pubblico, cameramen, tecnici, suggeritori, microfonisti, costumisti, e chi più ne ha, più ne metta - ho impastato gli ingredienti direttamente sul piano di marmo (lamentando però la mancanza di un vero tulìr di legno). Prima con una forchetta, per evitare di impiastricciare troppo le dita, poi con le mani, aggiungendo farina un po’ alla volta, per ottenere un impasto sufficientemente morbido. “Come ha detto di fare la mamma? – pensavo fra me e me mentre ignoravo le voci e i rumori della trasmissione che continuava, in diretta, anche senza la mia attenzione – Ora devo usare il palmo delle mani, spingendo e arrotolando come mamma comanda…” Giunto il momento di usare il matterello, anche lì ho trovato di ridire: di fronte alla mia richiesta di avere un attrezzo più lungo di quello in dotazione, il simpatico chef Cesare, spiegandomi che si trattava dell’unico disponibile, a microfoni spenti si è esibito in una battuta irriferibile, che ha però contribuito a creare nella nostra cucina del pomodoro rosso un clima di complicità.
Arma vincente, lo schiocco
Allentata così la tensione, sono passata alla delicata fase dello stiramento della sfoglia. Dopo i primi passaggi, simili a quelli per la preparazione della piadina, mi sono esibita nella performance che ha attirato gli sguardi ammirati del pubblico presente (questo, almeno, quanto riferito da mio marito, critico e osservatore in studio dall’ultima fila): lo “srotolamento con lo schiocco”… Mitico! Non sapevo se fossi inquadrata dalle telecamere: con gli occhi bassi, guardavo soltanto la mia sfoglia che stava allargandosi sotto le mani, sempre col pensiero agli insegnamenti della mamma. Perfetto: neanche un buco. Un ultimo ritocco sui bordi per pareggiare lo spessore, una spruzzata di farina e, via per la fase del taglio! Cercare un coltello adatto all’uso in una cucina sconosciuta potrebbe sembrare l’operazione più semplice del mondo. Non è così se ti viene in mente che in quell’istante ti stanno guardando “appena” cinque milioni di persone. Questo è stato, forse, l’unico attimo di panico in tutta la mia avventura televisiva: mi sono accorta che le mani tremavano vistosamente ed ho dovuto fare un grande sforzo di volontà per calmarmi. Superato questo impasse, ho iniziato a tagliare la pasta in larghe tagliatelle. Mi sono quindi predisposta per la piroetta finale fra i palmi delle mani, indispensabile per un corretto confezionamento. Incuriosita, la Clerici si è avvicinata a me proprio in quel momento, facendo domande sulla ricetta e, come usa in quella trasmissione, sulla mia vita privata.
Raccontare la mia versione fiabesca del mondo non è mai stato difficile, neppure in questo frangente… Nominare le mie figliole in vacanza al caldo – che mi stavano guardando in diretta dall’Egitto – è stato come giocare. Mentre l’operatore si sbizzarriva su primissimi piani delle mie mani che arrotolavano le strisce di pasta, mi sentivo una regina; consapevole che tutto stava andando oltre le aspettative e che la fase che aspettavo con maggiore ansia era già passata.
Lo chef Marretti, nel frattempo, aveva sfoggiato la sua creatività personale preparando in due padelle separate il condimento adatto agli “strozzapreti di Cristella” (così battezzati in mio onore): carciofi e calamaretti che ha poi riunito per dimostrare un’equazione pazzerella frutto della sua fantasia di artista. Non so se la vittoria completa sulla cucina del peperone verde si debba a questo primo gustosissimo, ma mi piace pensarlo… Anche il contorno presentato dallo chef, che ha accostato il formaggio di fossa con l’insalata valeriana, ha giocato di sicuro un ruolo determinante per il risultato finale: l’abbinamento di ingredienti del territorio (come appunto il pecorino di Sogliano) con l’originalità della preparazione di un prodotto tipico, in questo genere di trasmissioni è sempre stato ben accolto. Sia dal pubblico che dalla critica. La scelta della spesa da presentare, studiata da quando ero stata convocata dalla Rai, aveva tenuto conto anche di questi elementi.
Spesa e gesti vincenti
Preparandomi all’appuntamento avevo valutato l’aspetto coreografico della preparazione degli strozzapreti come vincente. Ed a ragione, pare, visto che spettatori e giurati hanno molto gradito! Ho sempre ammirato ed invidiato le brave sfogline in azione: i movimenti ritmici e dondolanti di braccia e corpo, la magia della luna di pasta che si allarga sotto le dita e si arrotola, per poi srotolarsi di nuovo - e un’altra volta ancora - sul matterello di legno… Gesti atavici ben presenti nella mia memoria di piccola bambina nata in una casa di campagna, dove la matra della farina era la regina della cucina. Fotografie in bianco e nero, un po’ sfocate, con la mamma e la sua onnipresente parananza dalle tasche rigonfie di chissà quali misteri… Dopo oltre quarant’anni, all’inizio del terzo millennio, con le donne - me compresa - sempre di corsa che comprano cibo già confezionato, già manipolato, già cotto, vincere la sfida televisiva col risultato “da cappotto” di tre a zero grazie ad un piatto di strozzapreti tirati a mano è stata la mia personale rivincita su chi metteva dubbi sulle mie capacità ai fornelli.
La rivincita di un’arzdora di nuova generazione…
(alias Cristella di Sacrabionda)
Filmato della preparazione degli strozzapreti
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