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Lettera 22 - Le pagine di don Piergiorgio
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“A cosa serve se conquistate il mondo intero e poi perdete l’anima?”
L’espressione, come tutti sanno, è di Gesù e in essa egli sinteticamente presenta una dialettica difficile da digerire. Il “ mondo” si vede e si tocca. Peccato che questo non succeda per l’anima. Traducendola nel linguaggio popolare: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”.Così l’uovo Oggi (la maiuscola dice che quello è il suo nome) affascina non poco!
Però c’è una precisazione importante da fare: i chierici che noi consideriamo “mondani” magari in privato fanno penitenza, sono capaci di digiunare e pure di flagellarsi (con moderazione, però).
E’ quanto hanno insegnato loro in seminario.
Solo che in seminario non insegnano una verità fondamentale.
Vero orgoglioso e prepotente non è chi dice “io faccio sempre quello che voglio” (sarebbe andare contro la virtù dell’obbedienza), ma chi pretende che gli altri facciano quello che vuole lui!
Così al mondo si affaccia la genia degli umili-orgogliosi, pure incoscienti di esserlo. Chiamiamoli così “santi-diavoli”. Bisogna guardarsi bene dai rappresentanti di questa razza. Parola di Gesù: “Fate quel che dicono, ma non fate quel che fanno. Perché dicono bene, ma non fanno”.
La prova dell’ortoprassi è micidiale. Dico micidiale perché difficilmente dimostrabile. Il Diavolo ama ammantarsi e apparire come Angelo di Luce.
La coscienza a questo punto diventa l’elemento discriminante.
Non per niente la prima volta Gesù è stato condannato a morte dai sacerdoti del Tempio! Ciò dimostra per lo meno che era considerato un pericoloso anticlericale, per non dire proprio blasfemo.
I suoi discepoli spesso sono diventati come i sacerdoti del Tempio e hanno continuato a condannarlo inesorabilmente a morte. E questo credendo di “rendere gloria a Dio”.
So che non sarà la soluzione definitiva, ma per me oggi la Chiesa nel suo insieme è chiamata a fare un salto avanti. Il primato delle “strutture di cristianità”, cioè la piramide che finisce con il Papa e comprende diocesi con i vescovi e parrocchie con i preti, deve sgonfiare la sua preminenza.
Già, come sintomo significativo, i preti scarseggiano non poco!
Manca il personale per sorreggere una simile struttura.
Nel frattempo, mi riferisco al tempo dopo il Concilio, sono nati e cresciuti a dismisura Gruppi, Movimenti e Comunità di Base. Per molti aspetti hanno sostituito il compito educativo delle parrocchie. Oggi ci sono. Accettati, ma pur sempre restano marginali. Diciamo pure che, in mancanza di meglio, sono sopportati.
Mi guardo bene dal concedere loro l’aureola: anche questi pongono seri problemi che vanno affrontati nel contesto più generale della Chiesa e della fedeltà a Cristo.
Ma il futuro si trova più dalla loro parte che da quella istituzionale. Prendiamo un esempio delicato: cosa ci vorrebbe a permettere ad un membro provato di questi Gruppi di celebrare l’Eucarestia, anche se sposato? Come vedete, non sto proponendo genericamente di far sposare i preti. Dico solo di permettere a qualche sposato di esplicitare la sua vocazione al Ministero, posto che l’abbia. In tale accettazione cordiale del pluralismo ecclesiale il ruolo di unità del Papa e dei vescovi diventerebbe ancor più necessario, oltre che duro da realizzare.
In fondo non si tratta che di prendere più sul serio la teologia del Corpo Mistico di Cristo, valorizzando le diverse componenti di questo Corpo. “Una fides,unum baptisma, una communio” diversamente espresse.
Ultima nota, che però non è a margine: la Chiesa pecca quando si autocentra. Se non si pone come servizio, aprendosi ai problemi storici dell’uomo, rischia di non salvare neppure le anime.
“Non chi dice ‘Signore! Signore!’ entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi compie la Volontà del Padre mio che è nei Cieli!”
don Piergiorgio Terenzi - 31 luglio 2008
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