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Perché strozzapreti e non strozzapadroni?
Scavalcando la fantasia e le legittime rivalità anticlericali (siamo in Romagna...), per capire adeguatamente da dove è nato il termine strozzapreti, tipica pasta della regione, occorre rifarsi al contesto socio-culturale di diversi anni fa, oggi praticamente scomparso.C’era una volta... una società fatta di padroni (pochi ed in proporzione ai beni al sole posseduti), gloriosi e di contadini/mezzadri (molti e... sfigati). Tanto è vero che l’espressione Cuntadnaz (contadinaccio) suonava come offesa e diceva, in sintesi, “Sei una persona rozza e soprattutto ignorante”.
Ebbene, lo volessero o meno, anche i preti facevano parte della classe dei padroni. Infatti ogni parrocchia, quale più quale meno, possedeva i suoi poderi.
I preti, almeno in Romagna, hanno la nomea (spesso suffragata dai fatti) di essere golosi, a volte anche beoni. Visto che la Provvidenza è inesauribile, ma anche per non contraddire la sana tradizione, a mezzogiorno i parroci-padroni si trovavano servito dalla perpetua un bel piatto di ricche tagliatelle con ragù di carne.
A parte la pazienza ed il tempo per assottigliarla (stié), uno dei diversi ingredienti che componevano la sfoglia (e non il meno importante) erano le uova, allora bene di valore.
Con una bisaccia di queste spesso le contadine andavano al negozio a far la spesa: una specie di baratto. I campagnoli, invece, oberati da tanto lavoro, non potevano permettersi un tale regime alimentare. Così, per preparare la pasta semplificavano il procedimento, limitandosi ad usare farina, acqua, sale.
Quando un prete si fermava a mangiare a casa del contadino, quindi, essendo abituato alle tagliatelle quotidiane, faceva fatica a mandar giù quella pasta povera. A guardarlo, “sembrava che si strozzasse”.
Da qui il termine strozzapreti.
E perché mai non si sono chiamati strozzapadroni?
Probabilmente perché gli “altri” padroni non si degnavano di mangiare a casa dei contadini, a meno che non cucinassero loro un bel galletto arrosto.
Morale del racconto: “Chi è più disponibile e alla mano viene sempre penalizzato...”
Piergiorgio Terenzi
17 agosto 2007
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