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Quattro mani sulla tastiera
Pubblicato su Rimini In Magazine n. 5 (ottobre/novembre 2007)Vibrazioni concordi e intrecci virtuosi sui tasti bianchi e neri della tastiera. Un fraseggio raffinato, frutto di un’incessante concertazione. Un’ottima intesa, che rende ragione alla versatilità dell’espressione pianistica. Tutto questo non è solamente il risultato di un’amicizia di lunga data, ma l’esito di un’esperienza maturata negli anni insieme allo stesso maestro.
I “nostri” Davidi, che il pubblico di casa ha potuto applaudire lo scorso cinque maggio durante il XVII Festival Internazionale di Pianoforte “Città di Rimini”, sono Davide Cavalli e Davide Muccioli. Entrambi riminesi, hanno iniziato lo studio del pianoforte con Alfredo Speranza, pianista e compositore uruguayano divenuto cittadino onorario della nostra città nel 1999. “Un docente impegnativo, senza mezze misure – lo definiscono all’unisono i due Davidi – Il maestro Speranza per noi è sempre stato un punto di riferimento importante: esigente, a volte anche duro, ma capace di tirar fuori da ognuno di noi le qualità migliori”.
Entrambi i ragazzi hanno intrapreso gli studi musicali da giovanissimi.
“Davide Cavalli aveva appena otto anni – ricorda Speranza – e me lo aveva segnalato don Dino Gabellini, che insegnava in una piccola scuola di musica presso l’asilo di Santa Giustina. Il bambino mostrò fin da subito ottime doti musicali. Già due anni dopo vinse il suo primo concorso.”
Davide Muccioli, il “piccolo” del duo, iniziò ancor prima, all’età di cinque anni. Fu durante un corso a Bruxelles che Oxana Yablonskaya, incredula di fronte alla bravura del piccolo pianista, gli attribuì per la prima volta l’appellativo “il Nano”, con cui ancora è soprannominato tra gli allievi del maestro.
Nel ripercorrere gli anni di studio maestro e allievi ricordano alcune esperienze importanti.
“Fin da piccoli abbiamo sempre partecipato a concorsi e masterclass – raccontano i ragazzi – Bruxelles, Ginevra, Blonay, Gstaad e Vienna sono stati appuntamenti formativi che ci hanno permesso di confrontarci con prestigiose scuole internazionali. Significativi anche i momenti di incontro con musicisti appartenenti a culture diverse, che abbiamo condiviso con due amici, anche loro allievi del maestro: Davide Feligioni e Gianmarco Mulazzani.”
I ragazzi hanno proseguito gli studi con il maestro Speranza fino al diploma, conseguito col massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara.
Sia come solisti sia come duo sono risultati vincitori di numerosi concorsi nazionali ed internazionali e suonano regolarmente in molte città italiane e straniere.
L’avventura del duo pianistico è iniziata nel 1996 in occasione del Concorso “Vanna Spadafora” di Messina. Era la prima volta che si esibivano in questa formazione e si aggiudicarono il primo premio sia nella sezione pianoforte a quattro mani sia nella sezione solisti. A quello di Messina seguirono altri sedici primi premi assoluti in concorsi di esecuzione pianistica e, dopo la vittoria del Premio Roma, nel 1999, i primi inviti importanti. Basti citare le tournée negli Stati Uniti, Germania, Spagna e Ucraina. Ospiti della prestigiosa Great Hall della Odessa Philarmonic Society, sono stati applauditi da oltre 5000 spettatori nei tre recital in cartellone.
Recentemente Davide Muccioli ha registrato per la Radio della Svizzera Italiana di Lugano il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, mentre Davide Cavalli si è esibito presso il Teatro Alighieri di Ravenna suonando la Fantasia op. 80 di Ludwig van Beethoven per pianoforte, soli, coro e orchestra. Durante l’estate, inoltre, il duo ha eseguito i Carmina Burana di Carl Orff in diverse località del Friuli Venezia Giulia. Nel 2008 si esibiranno in Spagna, Bulgaria, Sud America;
eseguiranno in una tournée italiana la Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini e per la stagione del Teatro Alighieri di Ravenna i cicli integrali dei Liebeslieder Walzer op. 52 e dei Neueliebeslieder Walzer op. 65 di Johannes Brahms.
Traguardi prestigiosi per i due giovani riminesi, che pur non essendo “figli d’arte”, sono stati da sempre sostenuti e incoraggiati dalle rispettive famiglie.
“Quando vedo la strada percorsa da allievi come questi – sottolinea il maestro – mi riempio di gioia. La vita è servita a qualcosa. Se i tuoi ragazzi sono diventati ottimi artisti, vuol dire che hai fatto un buon lavoro.”
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